L’importanza della finanza per portare avanti il progetto della transizione ecologica, le criticità che si stanno incontrando, il ruolo della Bei (Banca europea di investimento), gli strumenti di monitoraggio Esg: sono stati i temi trainanti del convegno ‘Green Economy Finance, il ruolo della finanza e del risparmio a sostegno della transizione ecologica’, che si è tenuto a Roma, nella sede ‘Esperienza Europa David Sassoli’ del Parlamento europeo e della Commissione Ue.
Green Economy Finance, il tema della transizione ecologica
“La scelta di diventare la banca del clima la Bei l’ha fatta da diversi anni. Deve affrontare il tema della transizione ecologica. Non è solo un tema etico, ma dal punto di vista economico e finanziario ci si rende conto di quanto i cambiamenti climatici possano impattare sui costi, sulle imprese e sulla riparazione dei danni degli eventi catastrofici. È una scelta condivisa con i nostri azionisti, che sono i Paesi dell’Ue”, ha detto nel suo intervento Gelsomina Vigliotti, vicepresidente della Bei e presidente del Fei.
Gli obiettivi Net Zero per il 2050
“Raggiungere gli obiettivi Net Zero nel 2050 richiederà 100 trilioni di euro. Ad oggi i fondi pubblici stanziati da Europa, Stati Uniti e mondo orientale ammontano, se va bene, a 2mila miliardi di euro. Il resto chi ce lo mette? Va necessariamente finanziato con finanza privata, con quella finanza green che richiede oggi più che mai uno sforzo da parte di tutti. Evitiamo di storcere il naso quando si parla di finanza green. Quello di net zero è un obiettivo fondamentale per il futuro dei nostri figli prima ancora che nostro”, è stata la riflessione di Federico Freni, sottosegretario all’Economia. “O decidiamo di concentrarci oggi o nel 2050 mancheremo il nostro obiettivo”, ha poi sottolineato.
La finanza verde è una sfida epocale
La finanza verde è “una sfida epocale nella quale le imprese sono attivamente ingaggiate. Confindustria ha stimato in mille miliardi gli oneri sistema per la transizione energetica. Sono investimenti molto importanti per i quali il ruolo del privato è determinante. Non dobbiamo dimenticare che sulla finanza privata però incide un proliferare infinito di nuove regole che fondamentalmente hanno già cambiato il rapporto tra imprese e istituzioni finanziarie”, ha evidenziato Francesca Brunori, direttrice Credito e Finanza di Confindustria.
Gli interventi istituzionali e il gap da recuperare
L’intervento del presidente della commissione Finanze della Camera, Marco Osnato, ha sottolineato che “il servizio studi del Parlamento dice che nel periodo 2018-2021 gli investimenti in transizione verde con aiuti di Stato è stato inferiore al dovuto. Addirittura, nel 2021 era inferiore all’1%, c’è un bel gap da recuperare”. Poi, riferendosi alla delega fiscale, ha aggiunto: “Credo e spero che tra la prima lettura alla Camera, la seconda al Senato e una terza lettura più veloce alla Camera, conto di portare la delega fiscale in Aula nella seconda metà di luglio per essere operativa a fine estate”.
Gli altri interventi al Green Economy Finance
Al convegno è intervenuto anche Dario Focarelli, direttore generale di Ania, secondo il quale “La tassonomia europea è stata una decisione importantissima. L’integrazione della tassonomia nella finanza porta a diversi interventi. Dal punto di vista dell’applicazione, però, una modalità più ordinata sarebbe benvenuta. Rileviamo due difficoltà: la disponibilità di dati e la valutazione di rating oggettiva. È stato chiesto alle banche di essere il braccio operativo della transizione, ma se i governi avessero stabilito una carbon tax più precisa, oggi non si chiederebbero molte cose che si chiedono. Non si può pensare di delegare alla finanza la soluzione di tutti i problemi”.
Il punto di vista del Terzo Settore
In rappresentanza del terzo settore, per il Forum finanza sostenibile è intervenuto il direttore generale Francesco Bicciato, “La finanza sostenibile cresce – ha di chiarato – c’è una domanda fortissima di prodotti sostenibili. Sia dal punto di vista del retail, che da quello degli investitori istituzionali, è una strada di non ritorno, ormai è tracciata. Il tema è come ci si arriva, è un processo di transizione. Attenti, transizione non è inazione. Il punto è che lo chiedono anche gli investitori”.
La necessità di aumentare le risorse sulla transizione verde
L’eurodeputato Brando Benifei ha puntato i riflettori sulla necessità di aumentare le risorse pubbliche a sostegno della transizione verde. “Certamente per fare le cose che ci siamo proposti in tema di transizione non basta neanche quello che abbiamo nel Pnrr, il fondo sovrano è un tema da approfondire, anche se ho degli scetticismi. Vale la pena pensare alla capacità fiscale dell’Ue, che non può rimanere a metà, è una strada su cui andare avanti. La finanza privata è qualcosa che può proseguire in sinergia con il pubblico, ma serve soprattutto realismo, per ottenere la transizione servono diversi strumenti. L’Europa non può permettersi incertezze”.
Green Economy Finance e gli interventi internazionali
Sul piano europeo, il contributo di John Berrigan, direttore generale della Dg Fisma della Commissione Ue si è concentrato sulle tempistiche. “Nel passaggio da energie fossili a rinnovabili, siamo consapevoli che stiamo mettendo pressione sui mercati, sugli intermediari, sugli investitori. Non vogliamo mettere fretta, vorremmo procedere più lentamente, ma vogliamo evitare di essere in ritardo”, ha dichiarato, aggiungendo che “dobbiamo arrivare in tempo. Capiamo che dobbiamo mettere il mercato nella condizione di capire come attuare la transizione. La finanza sostenibile è solo una parte dell’agenda, in cui le politiche sono una componente importante. Non c’è solo la finanza, ma fa parte della strategia. Dobbiamo lavorare a livello internazionale, perché da soli non possiamo risolvere le questioni climatiche. Se non c’è la stessa ambizione a livello globale, la nostra serve a poco”, ha concluso Berrigan.
La produzione di energia elettrica e la CO2
Sul fronte operativo, di chi si “sporca le mani”, Francesco Cacciabue di Nuveen infrastructure ha sottolineato che “la produzione di energia elettrica è tra quelle che contribuisce di più in termini di emissioni di CO2. L’Europa è dipendente dall’estero per l’energia e l’unica fonte autoctona per la maggior parte dei Paesi europei è l’energia rinnovabile, per questo dobbiamo investire sempre di più. Ce l’abbiamo, è competitiva”. Quanto alle regole, ha aggiunto, “noi giochiamo all’interno di esse, se le regole non ci piacciono cambiamo settore di investimento: la finanza funziona così. Gli Stati Uniti sono un buon partner, l’amministratore Biden ha dato un impulso. Il processo autorizzativo è il vero fattore che frena la produzione, in questo momento. Occorre lavorare sui permessi. Poi servirà un intervento sulle reti”.
L’intervento di Massimo Garavaglia
In chiusura della conferenza, il senatore Massimo Garavaglia, presidente della Commissione Finanze, ha sottolineato delle criticità dovute all’inserimento della tutela ambientale in Costituzione: “È chiaramente un ostacolo alla realizzazione di certi impianti”, ha sostenuto riferendosi a quelli relativi alle rinnovabili. Tuttavia, ha proseguito, “si è trovato un punto di caduta dal punto di vista della burocrazia e questo rasserena”. Sul tema dei finanziamenti, ha aggiunto che, “tenendo conto delle caratteristiche dell’industria italiana, con le cosiddette ‘multinazionali tascabili’, strumenti come basket bond e mini bond legati a fondi che finanziano con una certa tipologia, hanno margini molto grossi di miglioramento”.
Comunicato Stampa
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