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In una solita giornata fredda e appena assolata incontriamo il senatore Antonio Salvatore Trevisi, parlamentare di M5S eletto nel collegio leccese di Monteroni e componente della Commissione Ambiente. L’esponente pentastellato, già eletto consigliere regionale della Puglia nel 2015, ha conseguito la laurea in economia presso l’Università di Lecce e il dottorato di ricerca in Sistemi energetici e Ambiente presso la stessa università.

Antonio Trevisi, la carriera politica

Sempre durante il mandato regionale ha ricoperto il ruolo di segretario della Commissione Ambiente, a dimostrazione delle sue notevoli competenze in materia ambientale e di un impegno che segneranno sicuramente la nostra intervista. Naturalmente, il senatore Trevisi è parte integrante di un’opposizione fortemente minoritaria nel Parlamento di questa legislatura, segnata dalla vittoria della coalizione di destra – centro (riteniamo sia giunta l’ora di definire così un’alleanza a stragrande maggioranza dei Fratelli d’Italia) e dalla prima donna Presidente del Consiglio.

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Il corso del nuovo Governo

Il governo di Giorgia Meloni ha appena superato la boa dei cento giorni e ha svelato almeno due caratteristiche: una posizione atlantista, e per ora chiara, sul conflitto che oppone Ucraina e Russia e scombussola l’intera Europa; e una politica altalenante ed incerta sul piano interno. Il tutto coniugato in un mantra politico – propagandistico degli attuali governanti secondo cui molte delle cose sin qui fatte sono state eseguite nel solco del precedente governo di Mario Draghi. Sul tema molto è da discutere, ma senza dubbio alcuni argomenti dell’ex governatore della BCE restano ancora sugli scudi.

Il tema della transizione ecologica

Fra questi un sicuro lascito è rappresentato dalla Transizione ecologica, un tema – gli osservatori più attenti lo ricorderanno – in cima alle preoccupazioni di Beppe Grillo all’atto di nascita della compagine draghiana. Insomma, chi “cerca” prove della debolezza politica della Meloni, le trova proprio sul fronte interno e sui temi economici.

L’intervista al senatore Antonio Trevisi

Tanto premesso, la prima domanda è d’uopo: senatore Trevisi, a che punto è la transizione ecologica del nostro Paese? E l’impegno del governo Meloni?

“L’impegno del nuovo governo non c’è. Mi spiego meglio, è in ritardo su tutto – è la risposta del portavoce M5S – D’altronde, non è un caso che l’Unione petrolifera plauda fortemente a questo governo. Siamo sempre costretti a comprare dagli altri, non possiamo legarci in eterno a Cina e Russia, né possiamo continuare a ricorrere alle energie fossili o a scavare con le trivelle l’Adriatico. La verità è che abbiamo solo le fonti rinnovabili e la grande risorsa del sole …. e la transizione è un’opportunità ecologica di prima grandezza.

In Italia ci sono delle lobby che hanno impedito lo sviluppo della transizione, ora alcune si stanno riconvertendo, per cui bisogna stabilirne gli adempimenti e far gestire la transizione ai cittadini. Non c’è altra scelta – ne è sicuro, Trevisi – Le rinnovabili sono una strategia di lungo periodo, prima o poi si dovranno promuovere in modo consistente, in Italia come nel mondo. Lo vogliamo fare da protagonisti o da comparse? La cosa certa è che andremo verso le rinnovabili: ci sono paesi, ad esempio, che stanno investendo fortemente sull’idrogeno.

Il ruolo delle imprese

Questa rivista ha il pregio di parlare soprattutto di economia e di imprese, per cui le chiedo: cosa possono fare le imprese in merito?

“Il reddito energetico, – è la risposta immediata del portavoce Cinquestelle – le imprese possono fare il reddito energetico. Che è una misura economica che permetterà alle imprese, come ai cittadini, di installare a costo zero pannelli fotovoltaici. Ne conseguiranno una riduzione dei consumi energetici e la diminuzione delle spese in bolletta. Il fotovoltaico sia gratuito per tutti! Abbiamo bisogno di produrre energia pulita, l’utente avrà il diritto solo all’energia di cui ha bisogno, lo Stato finanzierà al cento per cento quell’energia che va a rete: siccome lo Stato vende cifre enormi di energia, rientrerebbe nell’investimento del determinato impianto entro 7- 8 anni. Questa misura, oltre ad abbattere il costo dell’energia strutturale sensibilizzerà ancor più i cittadini ai temi ambientali e alla sostenibilità. […]

Continua a leggere a pag. 28 del magazine

A cura di Luigi Paolo Inglese

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