Il Consiglio dei Ministri ha approvato, tra tante polemiche, il disegno di legge delega in materia di autonomia differenziata. Il progetto preoccupa una buona parte del mondo politico, sindacale, dell’imprenditoria e della cultura. In Parlamento ad essere in subbuglio in questo momento non è solo il mondo delle opposizioni, ma anche una parte dei partiti che sostiene la presidente Meloni.
Autonomia differenziata, le opinioni in Parlamento
Da un lato vi è chi si domanda come mai in un mondo globalizzato in cui la priorità sia quella di discutere dei rapporti tra occidente e oriente, tra continenti e reti energetiche sovranazionali, ci si riduca a parlare del rapporto tra singole regioni italiane, della distribuzione e quindi della frammentazione delle competenze sull’istruzione, sull’energia, sull’industria o sui porti, fino a paventare la spaccatura dell’Italia, non solo tra Nord e Sud, ma anche tra le singole regioni, che finirebbero con l’assomigliare a singoli staterelli.
I riferimenti in Costituzione per l’autonomia differenziata
Dall’altro, nel ribadire che l’autonomia è prevista dalla Costituzione italiana e che si parla di questo tema da più di 20 anni, dato che la riforma del titolo V è del 2001, si insiste sulla necessità di dare la possibilità alle Regioni di esaltare i loro vantaggi competitivi e quindi le loro capacità e abilità, delegando le materie per cui c’è la possibilità di fare meglio dello Stato centrale.
Un’applicazione uniforme sul territorio
Insomma, si ribadisce che quanto più il soggetto che spende è vicino a chi beneficia della spesa, tanto più migliora l’efficacia e l’efficienza della spesa, consentendo tra l’altro ai cittadini di meglio valutare l’operato della politica a livello territoriale. Si ribadisce comunque la necessità dell’applicazione uniforme sull’intero territorio nazionale […]
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