Advertisement

É vero che i medici del sistema sanitario sono carenti nei numeri rispetto a quanti ne servirebbero? La pandemia ha messo in evidenza come i mancati investimenti nella ricerca e soprattutto nella sanità hanno significato gravi lacune nel sistema sanitario dei vari stati dell’Unione Europea. I paesi che hanno disinvestito quasi sempre hanno visto una maggior difficoltà nella gestione dell’emergenza. Ora si ricorre ai ripari anche grazie all’apertura dell’UE rispetto a debiti legati agli investimenti correlati alla sanità e di conseguenza all’emergenza covid.

Quanti medici ha il sistema sanitario?

I vari stati essenzialmente hanno risposto differentemente all’emergenza proprio perché esistono disparità, nazionali e regionali, nella disponibilità di risorse, a partire da quelle umane. Ma di quanti medici dispongono i sistemi sanitari europei? A rivelarlo è uno studio approfondito di Eurostat spiega come questa differenza è tangibile da paese a paese con punte in negativo realmente preoccupanti. Partendo dal fatto che sono 1,7 milioni circa i medici in Ue nel 2019 il dato è essenzialmente in aumento rispetto agli anni precedenti ma con punta a macchia di leopardo. 390,6 dottori ogni 100mila abitanti, (aumentato di 18 unità circa rispetto al 2016, quando erano 372 ogni 100mila).

Advertisement

La situazione dei medici in Italia

Anche in Italia si registra un aumento confrontando le stesse annualità, da 395,3 medici ogni 100mila abitanti nel 2016 a 405 nel 2019. Analizzando poi i dati relativi ai vari paesi dell’Unione, vediamo che il panorama europeo è piuttosto eterogeneo. Dalla Grecia, dove sono 616 i medici ogni 100mila abitanti, al Belgio, dove il numero risulta quasi dimezzato (316). In Italia come nel resto d’Europa, il panorama nazionale è caratterizzato da disparità a livello regionale.

A risultare fornito di personale medico, in rapporto alla popolazione residente, è in particolare il centro della penisola. Con oltre 482 dottori ogni 100mila abitanti, è la Sardegna la regione italiana più fornita. Seguono il Lazio (473,8) e la Liguria (462,4). A registrare le cifre più basse sono invece le due province autonome di Bolzano e Trento, con rispettivamente 324,4 e 329,2 dottori ogni 100mila abitanti. Seguite sotto questo aspetto dal Veneto (345,7) e dalla Basilicata (351,5). Poi ci sono regioni, tipo il Molise, dove a mancare sono gli specialisti con nosocomi fermi a causa della mancanza di anestesisti, ortopedici e cardiologi.

Il numero dei presidi ospedalieri

Una dato che vede anche una disparità nella presenza di presidi ospedalieri. I dati Istat risalenti al 2018, rilevano un totale di 1048 strutture ospedaliere in Italia. Di cui 571 fra le aziende pubbliche e le restanti 477 fra le strutture private accreditate. Oltre l’80% dei posti letto appartiene al settore pubblico, e meno del 20% si trova in istituti privati, spesso gestiti da religiosi. La Riforma sanitaria prevede che gli ospedali pubblici siano proprietà di autorità sanitarie locali che possono comunque appaltare servizi al settore privato.

Di conseguenza la maggioranza delle cliniche private intrattiene convenzioni annuali con le autorità sanitarie locali e riceve come rimborso una quota giornaliera stabilita a livello nazionale. In molte aree (soprattutto al Sud), la sola forma disponibile di assistenza è quella privata. Lombardia e Basilicata sono le due regioni ai margini della classifica con il nord con più posti letto e la terra lucana con un numero insufficiente anche per la gestione ordinaria.

A cura di Maria Pia Romano

Sfoglia qui il magazine

Advertisement