Era il 29 ottobre scorso quando Beppe Grillo sul suo blog pubblicava un articolo dal titolo “Salario minimo, niente più scuse!”. L’ex leader 5 Stelle, ripercorrendo la storia del capitalismo, sottolineava l’importanza di questa misura come strumento per ridurre il conflitto sociale e stabilire un equilibrio nella concorrenza lavorativa. E bisogna dire che il suo approfondimento sia risultato quasi profetico visto che adesso l’Unione Europea sta accelerando verso l’approvazione di questa misura.
Salario Minimo Europeo, le istituzioni comunitarie accelerano
Oggi il salario minimo non sembra più un’utopia. Infatti il Consiglio dei Ministri del Lavoro dell’Unione Europea ha approvato una direttiva che, dopo l’ok della Commissione e dell’Europarlamento, potrebbe giungere ai paesi membri. Si tratta di una misura di cui si parla da tempo che servirebbe ad introdurre dei paletti sotto ai quali il datore non potrebbe andare. Secondo la definizione dell’Organizzazione internazionale del lavoro il salario minimo è l’ammontare di retribuzione minima che per legge un lavoratore riceve per il lavoro prestato in un determinato arco di tempo. Questo non può essere in alcun modo ridotto da accordi collettivi o da contratti privati. Per certi versi è una misura che andrebbe a ripercorrere quanto attuato in materia di caporalato in Italia, con un’applicazione che però finora non ha trovato un’efficacia di carattere generale, stando a quanto riportato dalle notizie di cronaca.
I dati INPS sul mondo del lavoro
Allo stato attuale, secondo i dati forniti dall’INPS, quattro milioni e mezzo di persone percepiscono meno di 9 euro l’ora, due milioni e mezzo meno di 8 euro l’ora e circa 400 mila persone hanno salari così bassi da doverli integrare col Reddito di cittadinanza. In alcuni casi addirittura, grazie a contratti pirata ci sono lavori che garantiscono anche meno di 5 euro l’ora. Da ciò si capisce l’importanza che ricopre il percorso comunitario che sta avendo il Salario Minimo Europeo. Un’importanza che è ancora maggiore per l’Italia che è un paese dove storicamente il conflitto sociale e le diseguaglianze sul lavoro provocano delle problematiche.
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A cura di Francesco Gasbarro