“Il rafforzamento del rapporto tra Ministero dell’Università, mondo della ricerca e sistema sanitario è fondamentale per la costruzione di strategie per la salute”. Così Maria Cristina Messa, Ministro della Ricerca e dell’Università, intervenuta al convegno “Area Sanità. Strategie per la salute del Paese” il meeting in programma a Bologna per presentare le 30 proposte per la sanità del futuro contenute nello studio ideato da Planning e a cura di CERGAS-SDA Bocconi sui temi delle Politiche del lavoro, Digitale e Big Data.
Sanità e Università. Serve lo sblocco del numero chiuso?
“I fondi oggi a disposizione ci consentono di accelerare sulle innovazioni più urgenti, dalle infrastrutture digitali all’utilizzo dei dati sanitari”. Per quanto riguarda le carenze del personale: “ci viene chiesto di aumentare i posti per l’accesso alle Facoltà di Medicina, ma lo studio oggi presentato fotografa una realtà in cui non c’è bisogno di un aumento quantitativo, quanto piuttosto di una visione molto precisa del fabbisogno dei prossimi anni. Mancano invece gli infermieri, e ne siamo consapevoli. Ad oggi abbiamo sbloccato l’imbuto formativo tra la laurea in medicina e scuole di specializzazione. Quest’anno in Finanziaria sono garantite 12mila borse all’anno per i prossimi anni e questo non dovrebbe più creare problemi. Dall’altro lato però bisogna lavorare sulla scelta, perché scuole fondamentali come emergenza-urgenza, anestesia-rianimazione o malattie infettive non vengono riempite. Quindi c’è un problema grosso, credo, che riguarda il mondo della sanità, nella valorizzazione dei medici che specializziamo”.
Il ruolo delle formazione e dell’orientamento
Sul tema della formazione è intervenuto anche il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi in video-collegamento: “Stiamo lavorando molto sull’orientamento. Abbiamo una particolare attenzione agli ITS, con una vasta area di scuole di formazione superiore legate direttamente con le istituzioni che svolgono ricerca e assistenza. Lo stiamo facendo per avere un personale sempre più in grado di rispondere a quella fascia intermedia di competenze per garantire la continuità dei servizi. Gli ITS dell’area delle scienze della vita sono elementi fondamentali all’interno di questa grande rivoluzione che intende riportare al centro, finalmente, le persone”.
“Servono le tecnologie digitali”
Di giovani e formazione ha parlato anche Maria Chiara Carrozza, Presidente del CNR, dopo aver sottolineato la centralità della ricerca, grazie alla quale sono stati sviluppati in tempi record i vaccini contro il Covid: “Da qualche anno i giovani si sono appassionati a grandi temi come la transizione digitale, l’innovazione sociale e il cambiamento climatico. Ci sono meno ideologie, ma grandi ambizioni: per questo bisogna permettere loro di raggiungere i loro obiettivi”. Carrozza avverte poi su un rischio per la medicina del futuro: “Non è più la medicina del medico condotto del paese, servono le tecnologie digitali, altrimenti rischiamo di perdere una grandissima opportunità: guardare al futuro e rafforzare la medicina sul territorio con gli occhi del passato sarebbe una grande perdita di energia, la ricerca si deve occupare di prevenzione di tutto quello che c’è prima e dopo gli ospedali”.
Transizione digitale e le sue modalità
Anche Francesco Ubertini, alla sua prima uscita pubblica da Presidente del Cineca, ha richiamato all’importanza della transizione digitale e delle sue modalità per ciò che riguarda sanità e università: “Il vero compito che ci attende non è digitalizzare l’esistente ma ripensare in chiave digitale, abbandonare i vecchi schemi cercando di capire dove va il mondo. Il nostro sistema sanitario è indubbiamente un’eccellenza, ma potrà rimanere tale solo se saremo in grado di vincere la sfida del salto digitale. Quanto a raccolta dei dati siamo tra i Paesi che ne raccolgono di più: il tema non riguarda la quantità ma la capacità di analizzarli. Se iniziamo a farlo capiremo anche come usarli meglio e potremo scrivere un nuovo paradigma. Indubbiamente serve coraggio, ma penso che questa Regione abbia la responsabilità di fare da frontline” conclude.