La lotteria degli scontrini è stata un flop? Questo sembrerebbe lo spietato verdetto per lo strumento studiato e creato principalmente per promuovere e diffondere l’uso della moneta elettronica. Introdotto dalla Legge di Bilancio 2017 (articolo 1, commi da 540 a 544, Legge n. 232 dell’11 dicembre 2016), e rinviato più volte per diversi motivi fra cui il Covid, è ufficialmente partito il primo febbraio 2021, ma nonostante l’entusiasmo iniziale, ha finito per rivelarsi un fallimento decretato anche dalla Corte dei Conti, che ha bollato come “limitata e settoriale” l’adesione all’iniziativa.
La bocciatura della lotteria degli scontrini e del cashback da parte della Corte dei Conti spicca nel Rapporto sul Coordinamento della Finanza Pubblica 2021 pubblicato il 28 maggio 2021, documento nel quale si evidenzia che solo il 22% degli esercenti ha partecipato con un’operazione almeno. Dati non ritenuti adeguati dallo stesso Ministero delle Finanze per valutare e giudicare la resa del cashback, il quale ha finito per essere “non classificato”. L’idea della “Lotteria” con il suo connotato ludico di concorso legato a estrazioni settimanali, mensili e una annuale, con possibilità di vincite fino a 5 milioni di euro, pareva sulla carta uno stimolante incentivo a far prediligere la moneta elettronica, così come il cashback con la possibilità di un rimborso del 10% sugli acquisti effettuati con un minimo di cinquanta transizioni semestrali. Senza contare il premio extra da 1500 euro per i primi centomila che avessero effettuato il maggior numero di transazioni nel semestre. Ma alle apparentemente allettanti esche di cui sopra gli italiani hanno dimostrato di non voler abboccare.
Il 30 aprile 2021 risulta infatti che fossero in 4.6 milioni ad aver scaricato dal portale ufficiale della Lotteria degli Scontrini il codice alfanumerico da esibire al momento dell’acquisto nei negozi. Ma solo 3.2 milioni hanno finito per utilizzarlo di fatto. E se si pensava che tale misura potesse aiutare piccoli e medi esercenti piagati dal covid, i dati segnalano invece una scarsa diffusione in queste due categorie rispetto alla preponderanza dei supermercati e della grande distribuzione con il 54.4% delle operazioni effettuate.
Quanto alle fasce esaminate, il 43% del totale si concentra in quella superiore a 500mila euro, mentre risulta alquanto modesto l’apporto delle fasce fino a 50mila euro: un 6% che sale al 9% nelle fasce comprese fra i 50mila e i 100mila euro. Il motivo principale del flop pare risiedere nel rallentamento delle attività commerciali dovuto alla difficoltà nella partecipazione, innescando così un progressivo disinteresse da parte dei consumatori nei confronti dell’iniziativa, di fatto respinta tout court in Valle D’Aosta, Campania e Sardegna, sebbene più “popolare” in Lombardia, Emilia-Romagna e Marche. Le stesse estrazioni mensili risultano ai consumatori troppo lontane fra loro, disincentivando così l’entusiasmo a proseguire pedissequamente con gli acquisti. Una “falla” nel sistema che nel mese di giugno 2021 tenta di essere riparata da una determinazione congiunta fra l’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli introducendo le estrazioni settimanali con relativi premi più ricchi.
Lo scarso interesse nei confronti della Lotteria degli Scontrini veniva già preconizzato nel marzo 2021, con aspre lamentele da parte di Confesercenti e Confcommercio, che dal canto suo denunciava gli altissimi costi e la bassissima adesione, nonché i problemi tecnici relativi all’adeguamento dei registratori di cassa per partecipare alla lotteria, che penalizzavano moltissimi esercenti. Il tutto gravato dal continuo altalenarsi tra zone rosse e arancioni, che senz’altro non hanno giovato al commercio né tantomeno all’iniziativa. Tutte critiche alle quali si era unita fin da subito Giorgia Meloni che aveva parlato di un cospicuo spreco di denaro, chiedendo al Governo di cambiare direzione puntando invece sui ristori per i commercianti. La stessa misura del cashback, poi, favorirebbe i “furbetti del Supercashback”, tanto che la Corte dei Conti ha sollecitato interventi volti a limitare il numero di operazioni effettuabili con lo stesso operatore nell’arco della stessa giornata, oltre a definire “eccessiva” la misura del relativo premio, 1500 euro ai primi 100mila utenti per numero di operazioni nel semestre”.
Una bella gatta da pelare. Ma se le misure statali per incentivare l’uso della moneta elettronica vengono bocciate dalla Corte dei Conti, non possiamo non citare – in controtendenza – un’indagine Ipsos realizzata per Ayden, secondo la quale oltre il 63% delle transazioni vengono effettuate attraverso soluzioni cashless, con il 95% della popolazione che usa le carte e il 29% orientato verso i cosiddetti nuovi “pagamenti intelligenti”. Addirittura l’80% sosterrebbe di preferire in assoluto i metodi di pagamento diversi dal contante. Contante che, rilevazioni a parte, in ogni modo continua a resistere in Italia, in particolar modo al Sud, e che – nonostante tutto – è destinato a non scomparire, almeno in Europa.
Ce lo dice addirittura Fabio Panetta, responsabile alla Bce su un futuro euro digitale: «L’Eurosistema è impegnato a preservare il ruolo del contante. Stiamo adottando misure concrete affinché esso rimanga ampiamente accessibile e accettato come mezzo di pagamento, anche qualora fosse introdotto l’euro digitale». Oltre a preservare la privacy, secondo Panetta, le banconote in euro rappresentano tangibilmente l’integrazione europea. Tra lotterie con scarse adesioni, furbetti del cashback e così via, gli accaniti fedelissimi della cara e vecchia moneta sonante possono dunque dormire sonni tranquilli, insomma
A cura di Marco Zonetti