Un nuovo modello economico per affrontare la crisi. Nell’era di Internet e dei social network comunicare e condividere sono bisogni fondamentali, oggi a portata di tutti attraverso i canali digitali offerti dalle nuove tecnologie. I continui flussi di scambio e approvvigionamento in rete – di beni, d’informazione e di servizi – hanno messo in moto un cambiamento nel tessuto economico delle nostre società che apre prospettive del tutto nuove. Nel 2013 la prestigiosa rivista internazionale “The Economist”, ha introdotto il concetto di Sharing Economy definendolo come un nuovo tipo di economia basato su scambio, condivisione e riuso dei beni e destinato a portare vantaggi economici, ambientali e sociali. La Sharing Economy fa appello ad un modo diverso di proporre e di usufruire dei beni e dei servizi, che si moltiplicano in relazione ai bisogni e ai desideri delle persone e non solo per soddisfare le logiche produttive, spesso autoreferenziali del mercato. La trasformazione messa in moto dalla Sharing Economy parte dall’esigenza di forme più consapevoli di consumo che funzionano quanto più forte è il collegamento fra territorio e tecnologia, fra aziende, associazioni e cittadini. Valori collaborativi oggi sempre più riconosciuti.
I numeri della Sharing Economy in Italia. Se i mercati di partenza della Sharing Economy sono l’Home Sharing e il Car Sharing, che hanno conosciuto un boom prodigioso grazie alle mega-piattaforme internazionali, la proposta di servizi in chiave social e digital si sta facendo sempre più ampia e trasversale, anche sul piano locale. Secondo il report Participation in the Sharing Economy: European Perspectives, l’82% degli italiani conosce la Sharing Economy e quasi il 30% la pratica. Coinvolgendo in maniera crescente la fascia degli over 35, si prevede che la sharing economy varrà l’1.5% dell’intero PIL nazionale entro il 2025, mentre la stima complessiva per l’Europa si aggira intorno ai 570 miliardi di euro.
Social Eating, un business in crescita. L’ultima frontiera del web 4.0 è il Social Eating, una delle recenti declinazioni della Sharing Economy che sta prendendo piede a livello internazionale e nazionale. Il Social Eating consente agli utenti delle community di offrire pranzi e cene nelle abitazioni private con poche persone. Un’attività che rappresenta una risposta creativa alla crisi globale degli ultimi anni. Chi offre ospitalità a pranzo o a cena in ambienti propri ne trae un proprio onesto guadagno, senza i gravosi costi di un’attività al pubblico. Chi ne usufruisce ha un sensibile risparmio ed un’esperienza social-gastronomica personalizzata. Il trend del “piatto condiviso” nasce alcuni anni fa negli Stati Uniti, paese pioniere della New Economy ed esplode rapidamente attraverso piattaforme diffuse anche in Europa e diventate dei veri e propri casi di grande successo.
Il Social Eating made in Italy. Il Social Eating è approdato già da qualche anno in Italia dove non poteva che incontrare entusiasmo. Il Belpaese è da sempre la culla della cultura eno-gastronomica a livello internazionale con un patrimonio di tradizioni culinarie regionali e locali pronte ad entrare in campo. Anche in tema di spreco alimentare il food sharing può rappresentare per noi una valida risorsa: basti pensare che da ultime rilevazioni risulta che ogni anno vengono “buttati” 2,2 milioni di tonnellate di cibo. Il social eating è semplice da mettere in pratica. Occorre una casa o uno spazio privato accogliente, un menu con qualche tocco personale e una presentazione accattivante da lanciare sulle piattaforme dedicate e sui social network. Le proposte possibili spaziano su una miriade di offerte culinarie accompagnate da varie forme di intrattenimento. In Italia, il mercato Social Eating riscontra una prevalenza di donne, la maggior parte di età compresa tra 35 e 45 anni. Anche tanti over 50 stanno trovando nella costellazione del food nuove opportunità di lavoro e di business, collegate spesso ad una passione che prima non si è avuto tempo di esplorare o di mettere a frutto. Il connubio fra Social Eating e Sharing Economy sta mostrando i suoi benefici. Un numero sempre maggiore di persone ama condividere servizi utili e piacevoli per la propria quotidianità e confrontarsi in rete.
E’ il caso della piattaforma di Home Restaurant Hotel che permette di reinventarsi come albergatore o ristoratore mettendo a disposizione la casa e la propria esperienza. Nel settore del Food Sharing in Italia continuano a crescere community attive ed effervescenti, popolate di persone che vedono nella socializzazione del food un’opportunità; che cercano un’esperienza più personalizzata e da condividere sui social; che desiderano un nuovo tipo di “buon vivere” che si pratica risparmiando e non sprecando.