Fipe – Confcommercio, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, promuove l’impianto complessivo della manovra di bilancio 2021, ma mette in guardia dal rischio che le misure più importanti perdano di efficacia. In particolare quelle studiate per garantire nuova occupazione e assicurare liquidità e accesso al credito alle imprese.
“Bene aver puntato sull’occupazione giovanile e femminile – ha sottolineato il direttore generale di Fipe-Confcommercio, Roberto Calugi, in audizione davanti alla commissione Attività produttive della Camera – ma è sbagliato escludere dal contributo chi nei mesi precedenti è stato costretto a licenziare. Si arriverebbe al paradosso di impedire nuove assunzioni alle aziende che hanno sofferto maggiormente a causa del Covid”.
L’altra grande incognita sulla quale intervenire è rappresentata dagli strumenti studiati per garantire liquidità alle imprese. Strumenti che fino ad ora si sono rivelati solo in parte efficaci, visto che solo 101 dei 400 miliardi attesi con il Dl Liquidità sono stati effettivamente erogati, anche a causa delle posizioni rigide degli istituti di credito che giudicano inaffidabili le imprese maggiormente colpite dalla crisi. Primi tra tutti, i pubblici esercizi.
“Noi sosteniamo che il 2020 vada considerato alla stregua di una “bad company” dove far confluire il debito generato da un evento drammatico – ha spiegato Calugi – Vanno messi gli imprenditori nella condizione di poter ripagare i debiti di questo anno catastrofico, con una liquidità a lungo periodo di almeno 20 anni con un preammortamento di almeno 36 mesi, che permetta alle imprese che sono oggi in stato prefallimentare di ottenere quella liquidità necessaria per rialzarsi e ripagare il debito in un periodo sostenibile. Va coinvolta Cassa Depositi e Prestiti per permettere una sostenibilità anche da parte del sistema creditizio”.
Ricette di lungo periodo che devono però accompagnarsi al rafforzamento degli interventi emergenziali più volte evidenziati, dai contributi a fondo perduto da rifinanziare, a un incentivo ai privati a rimodulare i canoni di locazione dei fondi commerciali.
“I 3.800 milioni per i contributi a fondo perduto sono fortemente insufficienti – conclude il direttore generale di Fipe – a sostenere il reale bisogno delle imprese. Come insufficiente è il meccanismo del credito d’imposta sui canoni di locazione. Occorre introdurre una cedolare secca a favore dei proprietari che acconsentano ad una riduzione dei canoni di almeno il 30%”.