Nel 2023, il gettito derivante dalla tassa di soggiorno in Italia ha raggiunto un livello record, sfiorando il miliardo di euro, con un incasso che ha toccato quota 976 milioni di euro. Le previsioni per il 2025 sono ancora più promettenti, con un incremento del 7,8% rispetto al 2024, per un totale di 1.052 milioni di euro. Questo dato evidenzia l’importanza crescente di questa imposta per i comuni italiani, che l’hanno adottata come uno strumento strategico per finanziare interventi sul territorio, a volte anche al di fuori del settore turistico stesso.
La tassa di soggiorno, che negli ultimi anni ha visto un rinnovato impulso, è tornata prepotentemente sulla scena post-Covid, diventando uno degli strumenti più utilizzati dalle amministrazioni comunali per raccogliere risorse, a discapito talvolta delle critiche di coloro che la considerano un peso aggiuntivo per i turisti. In effetti, non solo il numero di comuni che l’hanno introdotta è in continuo aumento, ma anche le modalità di applicazione si sono diversificate, con alcune amministrazioni che non solo l’hanno estesa a nuovi comuni, ma l’hanno anche potenziata con aumenti consistenti.
Secondo l’ultima edizione dell’Osservatorio Nazionale sulla Tassa di Soggiorno, realizzato dalla società Jfc, specializzata nel marketing territoriale, attualmente sono 1.314 i comuni italiani che applicano questa tassa, un incremento significativo rispetto ai 1.268 dello scorso anno.
In particolare, l’edizione 2024 prevede un ulteriore aumento dell’applicazione della tassa, con l’introduzione in 25 nuovi comuni, mentre altri 27 comuni stanno attivamente discutendo l’introduzione della tassa. Tra quelli che già l’hanno applicata, spiccano diverse amministrazioni che hanno deciso di aumentare considerevolmente l’imposta, con rincari a doppia cifra.
Tra queste, si annoverano città importanti come Milano, Bologna, Bolzano, Vicenza, e Perugia, per un totale di 53 amministrazioni che optano per una politica di aumenti significativi.
Il trend evidenziato dall’Osservatorio non solo mette in luce un notevole incremento nelle entrate, ma anche il cambiamento nelle modalità di applicazione: un numero crescente di amministrazioni ha deciso di aumentare i periodi in cui la tassa è applicata, riducendo al contempo le esenzioni. La tassa non è più una misura stagionale, ma è diventata una vera e propria fonte di entrate stabile, che trova applicazione anche nei periodi di bassa stagione.
Il Podio delle Regioni: Lazio in Vetta con Crescita Straordinaria
Analizzando i dati regionali, emerge un quadro interessante: Lazio, Lombardia, e Toscana sono le regioni che hanno generato i maggiori incassi grazie alla tassa di soggiorno.
Al primo posto si trova la Lazio, con un gettito complessivo che ha superato i 295 milioni di euro, segnando un incremento straordinario del 55,6% rispetto al 2023. La crescita di Roma, capitale di questa regione, è stata significativa soprattutto grazie all’aumento delle imposte introdotto dalla giunta capitolina.
Anche la Lombardia si distingue con un incasso di 108 milioni di euro, mentre la Toscana non è lontana con 100,3 milioni. Il Veneto, pur occupando la quarta posizione, non è distante con 98 milioni di euro, confermando l’importanza di queste destinazioni turistiche in termini di gettito.
L’Amministrazione di Roma Capitale, in particolare, ha deciso di aumentare l’imposta giornaliera a partire da ottobre 2023. L’incremento è stato piuttosto significativo: chi soggiorna in un hotel 4 stelle ora paga 7,5 euro al giorno, con un aumento del 25% rispetto al passato.
Le strutture a 3 stelle hanno visto un rincaro del 50%, mentre chi soggiorna in un B&B o in un alloggio a uso turistico è stato chiamato a versare un contributo maggiore pari al 71%. Questo aumento, purtroppo per alcuni, è stato giustificato dall’amministrazione come una necessità per far fronte ai costi crescenti dei servizi comunali, anche se non tutti i turisti apprezzano questo aggravio.
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