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L’agrivoltaico rappresenta una delle sfide più affascinanti e complesse per l’Italia contemporanea. In un mondo che deve affrontare l’urgenza della transizione ecologica e la crescente domanda di energia pulita, questa tecnologia offre una soluzione capace di combinare innovazione, sostenibilità e salvaguardia del territorio agricolo. Eppure, come ogni grande opportunità, il suo futuro dipenderà dalla capacità di superare ostacoli normativi, tecnologici e sociali.

L’Italia, con la sua vasta superficie agricola e il suo elevato potenziale solare, si trova in una posizione privilegiata per guidare lo sviluppo dell’agrivoltaico in Europa. Tuttavia, il percorso non è privo di difficoltà. Da un lato, c’è l’ambizione di contribuire in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi climatici fissati per il 2030 e il 2050; dall’altro, la necessità di preservare un patrimonio agricolo che è parte integrante della nostra identità culturale ed economica.

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La sfida più immediata è quella normativa. La regolamentazione italiana sull’agrivoltaico è ancora frammentata e, in alcuni casi, troppo lenta rispetto alle necessità del mercato. Serve un quadro normativo chiaro e omogeneo che favorisca gli investimenti, senza cadere nella trappola dell’eccessiva burocratizzazione. Le recenti linee guida del Ministero dell’Ambiente sono un passo nella giusta direzione, ma occorre fare di più per garantire che il settore possa svilupparsi rapidamente, nel rispetto delle specificità dei territori.

A ciò si aggiunge la necessità di innovazione tecnologica. L’agrivoltaico non è una semplice installazione di pannelli fotovoltaici sui terreni agricoli, ma un sistema integrato che deve ottimizzare la coesistenza tra produzione energetica e coltivazioni. Le aziende e i centri di ricerca italiani stanno lavorando per sviluppare soluzioni avanzate, come pannelli sollevati e orientabili o tecnologie di monitoraggio basate sull’intelligenza artificiale. Questi sviluppi sono fondamentali per garantire che l’agrivoltaico non comprometta la produttività agricola, ma anzi la migliori, offrendo protezione contro eventi climatici estremi o ottimizzando l’uso delle risorse idriche.

Ma il successo dell’agrivoltaico non sarà solo una questione tecnica o normativa. La vera sfida sarà conquistare la fiducia degli agricoltori e delle comunità locali. Spesso, l’installazione di grandi impianti è vista con sospetto, come una minaccia al paesaggio o alle tradizioni locali. È qui che il dialogo e la partecipazione diventano essenziali. Le aziende che operano nel settore devono dimostrarsi partner affidabili, capaci di rispettare le esigenze del territorio e di garantire benefici tangibili per chi vive e lavora nei contesti rurali.

Il futuro dell’agrivoltaico in Italia dipenderà anche dalla capacità di attrarre investimenti. I fondi del PNRR rappresentano una grande opportunità, ma non basteranno da soli. Sarà fondamentale mobilitare capitali privati, magari attraverso incentivi fiscali e meccanismi di finanziamento innovativi. Un modello virtuoso potrebbe essere quello delle community energy, dove agricoltori e cittadini partecipano attivamente alla gestione e ai profitti degli impianti.

A cura di Tommaso Mazziotti

Editore di Progetti & Finanza

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