Per la terza volta un emendamento al decreto milleproroghe che allunga l’età della pensione degli operatori sanitari a 72 anni viene presentato dalla Lega, dopo essere già stato ritenuto irricevibile per ben due volte. Viene da chiedersi da chi e perché tanto accanimento. Chi ne trae vantaggio? Non certo i medici, sottopagati e sfruttati da un sistema che non è mai stato così fragile come in questo momento e che avrebbe bisogno di seri e strutturali provvedimenti per provare ad arrestarne la deriva prima che diventi irrecuperabile.
Pensione degli operatori sanitari, la nota di Women for Oncology Italy
Non certo i cittadini che sanno bene che i turni ospedalieri notturni e festivi, il pronto soccorso, gli ambulatori e l’assistenza non sono più da anni nelle mani dei primari ospedalieri e dei direttori delle Cliniche Universitarie, che hanno mantenuto privilegi e che si tenta di far rimanere con la scusa della carenza dei medici. Dobbiamo onestamente raccontarci la verità e cioè che la cura dei cittadini è oggi interamente gestita da medici sempre più stanchi e demotivati, che con estrema fatica ed etica deontologica continuano a garantire l’efficienza del sistema in un lavoro che diventa ogni giorno più usurante e meno gratificante.
Le necessità del comparto
Stupisce peraltro che in nessuna delle 3 proposte di emendamenti si faccia alcun riferimento alla NECESSITÀ che i medici chiamati a persistere in attività debbano pienamente assolvere ai compiti assistenziali previsti dal CCNL per la dirigenza medica con partecipazione attiva ai turni assistenziali, guardie notturne e festive. In tutti gli addetti ai lavori aleggia invece il timore che il prolungamento dell’attività assistenziale cui questi emendamenti mirano possa essere principalmente di natura libero-professionale. Chiediamo pertanto che, in modo trasparente, sia valutata la quantità di attività clinica all’interno del SSN in rapporto alla libera professione per escludere che questo emendamento non sia affetto da conflitti di interesse.
Un rattoppo sarebbe sbagliato e pericoloso
In due precedenti comunicati (Basta rattoppi al SSN, non sono i medici in pensione che ci salvano, Basta rattoppi al SSN) abbiamo inoltre riportato in maniera puntuale tutte le motivazioni per cui questo ennesimo rattoppo al SSN sarebbe profondamente sbagliato e pericoloso, unendo la nostra voce a quella di tanti altri colleghi che, come noi, vivono ogni giorno la trincea che è diventata la realtà ospedaliera. A questo proposito abbiamo anche lanciato una petizione e raccolta firme sui social, a cui hanno già aderito oltre 1500 medici e per la quale invitiamo tutti a partecipare (http://www.womenforoncologyitaly.it/basta-rattoppi-al-ssn-non-sono-i-medici-in-pensione-che-ci-salvano/).
Pensione degli operatori sanitari: non si può più aspettare
È chiaro a tutti che non si può più aspettare: veniamo da 10 anni di tagli ai finanziamenti del SSN nazionale e da 30 anni di politiche poco visionarie che ci portano oggi allo stato di assoluta debolezza e fragilità in cui versiamo e tutti noi, medici e cittadini insieme, ne paghiamo lo scotto. Se questo provvedimento (ribadiamo già bocciato due volte!) venisse ora accolto, sarebbe come spargere benzina sul fuoco e scatenerebbe una protesta che danneggerebbe ulteriormente il SSN pubblico. Assisteremmo ad una ulteriore, ennesima fuga dei medici dagli ospedali e alla ulteriore demotivazione di chi ci resta per assenza di alternative. Il SSN non è mai stato così prezioso e fragile come in questo momento. Serve un preciso atto di consapevolezza e coscienza di tutti per impedirne l’ennesimo attacco da cui difficilmente si riprenderebbe questa volta.
Comunicato Stampa
Women for Oncology Italy
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