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La guerra del grano continua. Venticinque milioni di tonnellate di grano e mais sono bloccate in Ucraina. Tale quantità basterebbe a “sfamare” tutti gli abitanti di tutti i Paesi poveri della Terra. Qualcuno, in alternativa, dice “quantità pari al fabbisogno di tutte le economie meno sviluppate del pianeta”.

Guerra del Grano, la preoccupazione per le forniture

Per aggiungere preoccupazione, come se non ce ne fosse già abbastanza tra guerra e siccità, solo per rimanere in tema, gli esperti della Usda (Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti) evidenziano come il mondo, tra quest’anno e il prossimo, dovrà affrontare il grosso problema della produzione incapace di soddisfare la richiesta, i consumi e che, tutti i Paesi dovranno fare il ricorso alle scorte accumulate negli anni passati. La produzione di grano sarà di circa 4milioni di tonnellate in meno rispetto al 2021 (779 contro 775 milioni di tonnellate).

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Un fenomeno anche sociale

Inutile dire che un ruolo importante, in questo ammanco, lo gioca la guerra e quindi l’Ucraina che, a voler essere ottimisti, vedrà il suo raccolto inferiore di un terzo rispetto a quello dell’anno scorso. Un altro fattore importante è il clima, con i giorni di caldo e siccità in notevole aumento. In alcuni Paesi già si ricorre allo stato di emergenza per calamità naturale vista l’assenza di acqua sufficiente alle colture oltre che alle esigenze delle attività e della quotidianità di ognuno. L’Europa dovrà far fronte, anche, all’arrivo di profughi ucraini e alla crescente richiesta per l’aumento del turismo post pandemia e sue restrizioni di viaggi. La prima conseguenza sarà l’impatto dell’inflazione sul potere d’acquisto che spingerà sempre più persone a ricorrere ad alimenti alternativi.

Le strategie delle economie mondiali

Il governo indiano, ad esempio, ha deciso di finanziare l’uso di fertilizzanti per il riso, per aumentarne la produzione anche se a scapito della qualità, al posto del grano che i produttori hanno deciso di vendere all’estero e non al mercato interno perché, sostengono, che in altri paesi apprezzano di più il grano indiano riconoscendo, così, il loro impegno e il loro lavoro. In questa situazione è inevitabile il ricorso alle scorte delle quali, per il momento, i Paesi sono forniti e che consentono di affrontare con relativa calma questo periodo critico. La Cina, già da qualche tempo, vende il suo grano all’asta per cercare di “sgonfiare” il mercato sperando in un effetto “calmiere” […]


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A cura di Antonio Caivano

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