I tanti problemi nel settore degli appalti pubblici, in un periodo di guerra seguito alla catastrofe della pandemia, sono evidenziati dalle ambasce dell’Alta Velocità. Il quotidiano veronese L’Arena segnala infatti che, dopo gli appalti disertati dalle ditte nella tratta Brescia-Verona, ora si riscontra lo stesso fenomeno anche nella tratta che va da Verona est a Vicenza. Segno che i rincari delle materie prime e dei materiali da costruzione, i cui costi sono alle stelle ormai da mesi, uniti al peso dell’inflazione, continuano a farsi sentire malgrado gli interventi del Governo per blindare i cantieri delle Grandi Opere e garantire i prezzi più alti dando modo ai general contractors di rispettare le tabelle di marcia dei lavori.
Gare e appalti pubblici, un meccanismo di adeguamento dei prezzi
Per quanto riguarda le nuove opere messe a gara nel 2022 e 2023, Palazzo Chigi ha fatto sapere che “è stato previsto un meccanismo di adeguamento dei prezzi più favorevole alle imprese”, stanziando 270 milioni di euro per le compensazioni relative al primo semestre per i contatti in corso e 280 milioni per le nuove opere. Tale norma di legge permette alle stazioni appaltanti – nel caso di gare andate deserte per il rincaro dei materiali – di intervenire alzando la base d’asta utilizzando i fondi a disposizione o fare richiesta per la compensazione sui prezzi.
Sempre L’Arena fa notare però che sono in molti a spingere per una nuova norma salva gare, “passando all’affidamento diretto dei lavori per un’ampia percentuale dell’opera” così da evitare l’interruzione dei lavori. Ma “nell’attesa resta da vedere se le gare d’appalto ancora aperte sono diventate, con i prezzi aggiornati, appetibili per le imprese o se andranno ancora deserte”.
Lo stesso immobilismo riguarda anche il nord Italia
Lasciando il Veneto e spostandoci in Lombardia, la difficoltà di assegnare gli appalti per i lavori pubblici resta invariata. L’edizione bergamasca del Corriere c’informa che vi è stata “Una sola offerta per il ponte provvisorio in acciaio di Valleve per un appalto da 400 mila euro nonostante la massima diffusione del bando e la pubblicazione su quattro giornali”.
E ancora: “Stesso copione per l’appalto da 774 mila euro con fondi Pnrr per il miglioramento sismico della scuola Don Minzoni di Stezzano: 100 aziende alla manifestazione d’interesse, 10 selezionate per la gara, 4 ai sopralluoghi, ma poi è arrivata una sola offerta”. La referente della Stazione unica appaltante della Provincia, Stefania Morgante, confida al quotidiano: «Non era mai accaduto che appalti andassero deserti. Se prima del Covid c’erano in media tra i 20 e i 30 partecipanti a ogni gara, dopo sono scesi a 10 e ora siamo a 2 o 3».
I principali problemi legati all’esecuzione degli appalti pubblici
Il dirigente provinciale alla gestione del territorio Pierluigi Assolari si sofferma invece sul tema dei ribassi: «Fino a un paio di anni fa si vedevano sconti anche del 30%, oggi si arriva al 5%». E se alla Camera è all’esame il disegno di legge delega in materia di contratti pubblici, il quadro generale è così fosco che, riguardo all’incidenza delle misure di contenimento dell’emergenza Covid e della situazione in corso in Ucraina sul regolare adempimento delle obbligazioni assunte nell’ambito dei contratti pubblici, è intervenuta anche l’Anac. Secondo la quale, l’adozione delle misure di lockdown in Cina e la guerra russo-ucraina possono essere considerate causa di forza maggiore, sostanziandosi in circostanze imprevedibili ed estranee al controllo dei fornitori.
Le speranze per un futuro migliore
Oltre che alla speranza che in futuro soffi un’aria migliore, ci si affida anche ai moniti. Per garantire la corretta gestione di situazioni analoghe e scongiurare il rischio di contenzioso, le stazioni appalti sono invitate infatti a inserire nei nuovi contratti clausole elaborate ad hoc per la disciplina delle situazioni di forza maggiore, valutando anche l’opportunità di integrare nel medesime nei contratti in corso di validità. Visto l’andazzo, insomma, prevenire è sempre meglio che curare.
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