Il sogno di ricchezza della Val D’Agri inizia da lontano. Una legge del 1826 liberalizzò la ricerca e lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo, minerarie, metalliche, semi-metalliche e bitume. Altresì stabiliva che “in caso di ritrovamento di segni di presenza di sostanze viene dato diritto di concessione mineraria a chi ne fa richiesta e il concessionario sarà tenuto a dare un compenso al proprietario del fondo”. Questo avveniva già nel Regno delle Due Sicilie.
La storia del petrolio in Val D’Agri
Il petrolio, da queste parti, da tantissimo tempo non è una novità. Già nel XV secolo si trovano testimonianze di gente del luogo che assisteva a “lingue di fuoco” fuoriuscire dalla terra. Accompagnate a questi fenomeni ci furono le prime fuoriuscite di petrolio e la Società Petroli d’Italia ottenne la concessione e l’autorizzazione a fare attività di ricerca. Inizialmente le ricerche diedero solo evidenza di grandi quantità di gas. Ma, dopo qualche anno, 1933, l’Agip, Azienda Generale Italiana Petroli, costituita dal Governo nel 1926, rilevò la presenza, nel sottosuolo, di petrolio.
L’ENI riprende le ricerche in Val D’Agri
La zona interessata fu quella di Tramutola, vicino Potenza. La produzione, anche se modesta, servì all’Italia, durante la Seconda Guerra Mondiale, a far fronte alle primarie necessità. Soprattutto per superare il periodo di sanzioni che ne impedivano l’importazione dall’estero. Enrico Mattei, dopo aver fondato ENI, fece riprendere la ricerca e raddoppiare le perforazioni, 1958, per assicurare al paese la riserva energetica necessaria “a garantire quanto serve ai bisogni delle famiglie e lo sviluppo delle imprese”. La ricerca diede i suoi frutti e vennero scoperti i giacimenti di Grottole, Rotondella, Ferrandina e Pomarico.
Il giacimento di “Tempa Rossa”
Il vero sviluppo, però, dell’attività petrolifera in Basilicata iniziò negli anni ‘90 con la scoperta del giacimento “Tempa Rossa”. Nella zona di Corleto Perticara e Gorgoglione fu trovato un sito con una capacità di riserva di 400 milioni di barili e, successivamente, con la scoperta dei giacimenti situati nella zona di Camastra-Alto Sauro (Valle d’Agri). Nello stesso periodo il Governo concesse ad Agip l’autorizzazione per ulteriori ricerche in zona Grumento Nova, Caldarosa, Volturino e grazie a tutta questa attività si rese necessaria, 1996, la costruzione, a Viggiano, di un centro per la prima lavorazione del petrolio “Centro Olio Monte Alpi”.
Centro Olio Val D’Agri
Successivamente venne costruito un oleodotto per trasportare il petrolio trattato da Centro Olio alla raffineria Eni di Taranto. Nel 2001 si aggiunse ad Agip, nelle concessioni, il “Centro Olio Val d’Agri”. Nel 2019 il Centro Oli Tempa Rossa, raggiunge la produzione di 50mila barili di petrolio al giorno mentre la Regione Basilicata firma un accordo con Shell, Total e Mitsu. La Regione Basilicata, in virtù degli accordi sottoscritti, riceverà 1,2 euro per ognuno dei 50mila barili estratti ogni giorno. Quando l’impianto sarà a regime, considerando una compensazione ambientale di 50milioni di euro ogni cinque anni per cinque quinquenni, somme minori saranno impegnate in azioni di monitoraggio ambientale e, da ultimo ma non ultimo, alla Regione spetteranno 40milioni di metri cubi di gas all’anno per trent’anni. Tutto questo nel pieno rispetto dell’ambiente e della salute degli abitanti.
La vera ricchezza
“Da oggi c’è un’inversione di tendenza, le compagnie petrolifere collaborano per favorire lo sviluppo della Basilicata”(????). I conti non sono difficili da fare e considerando una popolazione di 550mila abitanti, circa, se proprio non si arricchiscono tutti sicuramente gli anni a venire dovrebbero viverli in un ambiente ottimale e diventare la Regione più ambita dal resto degli abitanti la nostra magnifica Penisola e di gran parte del Mondo. Bellezze naturali, paesaggistiche, arte, cultura, storia, eno-gastronomia, non mancano…anzi.
A cura di Antonio Caivano
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