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Gli extra-profitti delle società energetiche e i contributi riconosciuti dallo Stato agli operatori del settore rappresentano un “tesoretto” da complessivi 40,6 miliardi di euro. Questo andrebbe utilizzato per contrastare il caro delle bollette aiutare le imprese. Lo afferma Assoutenti che diffonde oggi le stime 2022 delle risorse derivanti dagli extraprofitti e dalla sospensione di alcuni contributi alle aziende energetiche.

Migliaia di aziende a rischio chiusura per il caro bollette

Entro i primi tre mesi del 2022 e con l’arrivo delle nuove fatture di elettricità e gas, migliaia di piccole imprese rischiano di chiudere. Il rischio è di non poter sostenere i costi delle bollette astronomiche in arrivo – spiega Assoutenti. Uno tsunami che provocherebbe per la nostra economia effetti addirittura peggiori della crisi Lehman Brothers del 2008. Le misure fin qui adottate dal Governo non hanno ottenuto gli effetti sperati, e i nuovi interventi annunciati dal Premier Draghi non sembrano sufficienti – prosegue Assoutenti. Eppure esistono ampie risorse alle quali il Governo potrebbe attingere per reperire fondi da destinare al caro-bollette senza gravare sui bilanci dello Stato. Servirebbe riorganizzare il mercato dell’energia con un ruolo diverso dello aziende elettriche controllate dallo Stato (Terna, Snam, ENI, ENEL) e dagli enti locali (come A2A, Hera, Iren, Acea).

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Le risorse da cui attingere

Si tratta non solo degli extra-profitti incamerati dalle società energetiche, ma anche dei contributi pubblici che lo Stato riconosce sulle produzioni di energia. In base ai dati elaborati gli extra-profitti delle società dell’energia valgono in totale 27,9 miliardi di euro. 7,9 miliardi di euro quelli legati alle fonti di energia fossile (la cui produzione termoelettrica con gas naturale è acquisita tramite contratti long term agevolati e/o contratti bilaterali), 20 miliardi di euro gli extra-profitti derivanti dalle fonti rinnovabili.

Un tesoretto da 40,6 miliardi di euro

Qualora poi il Governo revocasse il Capacity Market (2 miliardi di euro) e il CIP 6 sulle fonti assimilate a rinnovabili (8,7 miliardi d euro), e riorganizzasse il settore del trasporto/dispacciamento di energia (2 miliardi di euro), otterrebbe nuove risorse per complessivi 12,7 miliardi di euro. Unendo queste agli extra-profitti delle società si comporrebbe un tesoretto da 40,6 miliardi di euro. Soldi che consentirebbero di annullare gli abnormi rincari delle bollette e salvare le tasche delle famiglie e di migliaia di imprese in difficoltà – aggiunge Assoutenti.

Non si tratta di “scippare” per decreto fondi alle aziende produttrici ma di anticipare risorse per fermare l’emorragia da restituire poi nei prossimi anni, quando i prezzi si saranno nuovamente abbassati. Il Governo dovrà anche rivedere la norma assurda per le rateizzazioni concesse solo a chi non paga le bollette. Ed è bene che costituisca una unità di crisi energia e ascolti i rappresentanti di consumatori, ambientalisti e imprese. 

Comunicato Stampa

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