Il 2022 segnerà per l’Italia un intervento fino a 42 miliardi di euro previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Saranno 21 le misure relative alla prima rata richiesta dal governo italiano. Altre 21 se saranno conseguiti i target di metà anno. Il Pnrr prevede infatti 528 condizioni da rispettare per ricevere i fondi europei. Si tratta di riforme, chilometri di ferrovia costruiti, assunzioni di personale, pannelli solari installati, e via dicendo.
Un database per la pubblica amministrazione
Entro fine 2022, servirà mettere a punto il database centralizzato dei dati più sensibili della pubblica amministrazione (Polo Strategico Nazionale). L’entrata in vigore effettiva delle riforme della giustizia penale e civile di cui sono state approvate l’anno scorso le leggi delega dal Parlamento, l’approvazione in parlamento della legge sulla concorrenza sono tra le priorità. Servirà anche il potenziamento dei centri per l’impiego, l’aggiudicazione degli appalti per le ferrovie ad alta velocità Napoli-Bari e Palermo-Catania e lo stanziamento di almeno 500 milioni di euro per aumentare la competitività delle aziende turistiche.
2022 anno della verità per il PNRR in Italia
Quindi il 2022 sarà l’anno della verità, per capire se l’Italia può davvero vincere la scommessa del Recovery Plan. Molto dipenderà dalle aree più disagiate sia geograficamente che della società. Il Piano destina, infatti, 82 miliardi al Mezzogiorno su 206 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio e prevede inoltre un investimento significativo sui giovani e le donne. Tra le priorità ci sarà anche il riappropriarsi del primato mondiale del patrimonio artistico e culturale.
Digitalizzazione e innovazione, le risorse del pnrr per l’Italia del 2022
Per questo ambito è stato designato il profilo “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura” che stanzia complessivamente oltre 49 miliardi (di cui 40,3 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 8,7 dal Fondo complementare). L’obiettivo è quello di promuovere la trasformazione digitale del Paese, sostenere l’innovazione del sistema produttivo, e investire in due settori chiave per l’Italia, turismo e cultura. Grandi aspettative anche sulla formazione prevista dall’ambito “Inclusione e Coesione” con uno stanziamento complessivo di 22,6 miliardi (di cui 19,8 miliardi dal Dispositivo RRF e 2,8 dal Fondo). Servirà a facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, rafforzare le politiche attive del lavoro e favorire l’inclusione sociale.
Una lente d’ingrandimento sulla capacità di spesa
Quanto di tutto questo sarà in grado l’Italia di portare a termine? Essenziale è anche la stabilità politica che potrà garantire maggiore serenità ai mercati e soprattutto una continuità nella gestione delle progettazioni delle varie misure. L’Europa in questo è stata molto diretta, con una linea rigida e senza troppe vie di fuga. Una sorta di lente sull’Italia per impedire che l’ennesimo treno diventi occasione per furbetti a scapito del Paese.
A cura di Giorgio Tera