Gli italiani hanno paura dei mezzi pubblici dopo la pandemia? Una vera e propria risposta a questa domanda è molto difficile da dare. Ma di certo si è ridotto notevolmente l’uso dei mezzi pubblici in questa emergenza covid. Come riportato nel rapporto sulla mobilità degli italiani pubblicato nel 2020 da Isfort, durante il periodo del lockdown si è registrato un calo non solo nella domanda di trasporto pubblico, ma in generale nel tasso di mobilità.
Le restrizioni hanno pesato sulla mobilità
A dettare questi dati è sicuramente anche il continuo ricorso alle restrizioni che hanno ridotto di molto gli spostamenti sui mezzi pubblici causa covid. Con il lockdown lo stop ad ogni tipo di attività, ma il 62,5% degli spostamenti, nel 2019, sono stati effettuati con l’automobile, secondo Isfort. “Una quota che invece di diminuire nel tempo è tornata ai livelli del 2008 – secondo Isfort – cioè di oltre 10 anni prima. Dall’altra parte il tasso di mobilità sostenibile, ovvero la quota di spostamenti realizzati con mezzi pubblici, a piedi o in bicicletta, che aveva raggiunto il 37,9% nel 2017. Successivamente, nel 2019 è scesa al 35%. Tuttavia nel 2019 risultavano in calo complessivamente la frequenza settimanale di tutti gli spostamenti, sia con mezzi pubblici che privati”.
Il trasporto pubblico durante il Covid nelle grandi città
Se guardiamo il livello locale, nelle grandi città, si è registrato lo stesso fenomeno. Nella città capitale, ossia Roma e in quella dell’economia ossia Milano ad esempio l’uso di bus e tram è diminuito di 0,6 punti percentuali nel periodo post-pandemico. Il trasporto extraurbano tra strada ferrata e gomma ha accusato meno il colpo per questi cambiamenti. Nell’emergenza pandemica, infatti, diversi spostamenti a breve raggio sono stati effettuati a piedi, soprattutto all’interno delle città. Questo tipo di mobilità è definito da Isfort come “mobilità di prossimità”. Se si tiene conto dei numeri nonostante l’allentamento delle restrizioni e dell’emergenza covid l’utilizzo della mobilità di prossimità è rimasto ad un livello quasi doppio rispetto al periodo pre-pandemico.
Anche per Legambiente aumenta l’uso dei mezzi privati
Anche Legambiente e Ipsos ci regalano una lettura del fenomeno abbastanza precisa. “La frequenza nell’uso settimanale delle automobili – spiega il dato di Legambiente e Ipsos – si è ridotta solo lievemente per la pandemia, nonostante la diffusione soprattutto durante il lockdown, delle modalità di lavoro da remoto. Questo a riprova di una tendenza costante in Italia a prediligere il trasporto con mezzi privati. Una questione che sicuramente è da collegare, al di là dell’emergenza sanitaria, ai diversi livelli di disponibilità e diffusione del servizio sul territorio”. Nel 2019, infatti, secondo Istat sono solo 2 milioni i cittadini hanno usato i mezzi pubblici rispetto ai 16,5 milioni di italiani che hanno preferito i mezzi privati.
Il trasporto e l’emissione di CO2
Secondo il report trasporto passeggeri e mobilità realizzato nel 2020 dall’associazione nazionale filiera industria automobilistica (Anfia), “la domanda di trasporto passeggeri ha visto un costante aumento in Italia dagli anni ’90 ai primi anni 2000. Il dato si è poi stabilizzato fino al periodo successivo alla crisi del 2008 (che ha comportato una temporanea riduzione). A partire dal 2012, ha ripreso ad aumentare”. Un questione non solo economica ma soprattutto ambientale se si tiene conto che 25% delle emissioni di gas serra in Ue sono riconducibili al settore dei trasporti. I mezzi a combustione, infatti, sono nella hit-parade dei responsabili del cambiamento climatico. A sottolinearlo è European environmental agency (Eea) che ha evidenziato come il settore industriale e quello di produzione dell’energia elettrica hanno ridotto negli anni le loro emissioni di Co2, nel caso dei trasporti queste sono invece aumentate.
A cura di Gaia Statico