E’ rimasto tutto pressoché intatto dopo quel terremoto meglio conosciuto come il terremoto dell’Irpinia, un territorio ad alta sismicità. Il progetto consiste nella rivitalizzazione del vecchio borgo di Romagnano al Monte, in provincia di Salerno, ormai abbandonato a seguito degli eventi sismici del 1980; oggi preda di numerosi atti di vandalismo che nel tempo hanno completamente depauperato gli immobili che insistevano su questo borgo caratteristico.
L’intervento di recupero di Romagnano al Monte
Un intervento di recupero che rispetta quelle che sono le esistenti strutture e non va a sostituirle o a demolirle. Al contrario va pienamente a recuperarle, come sottolineato dal progettista, Antonio Lombardi. Studio di fattibilità anche ad opera della Bono Ingegneria S.r.l. di cui Lombardi ne è il titolare, azienda specializzata nel recupero dei centri abbandonati e in operazioni di partenariato pubblico-privato. «Le strutture in muratura, sono elemento caratteristico sia dell’organizzazione di un vecchio centro abitato sia della tipologia costruttiva dell’epoca. Recupero di tipo conservativo, ovviamente questo nuovo borgo accoglierà tutte quelle tipiche funzioni di una Smart City, all’interno di un contesto abitativo tipicamente caratteristico. Saranno poi strutturate tutte quelle funzioni che oggi appartengono alla modernità, tutto ciò che oggi è tecnologia/domotica per le migliori condizioni di benessere».
Il paesaggio naturale e la storia di Romagnano al Monte
Per comprendere appieno l’intervento sull’antico borgo di Romagnano al Monte è necessario descrivere il paesaggio naturale, le sue origini, il patrimonio architettonico, la sua storia. A 80 km da Salerno e 45 km da Potenza è uno dei tanti paesi fantasma sparsi per lo stivale. Un antico borgo arroccato a circa 650 metri sopra il livello del mare, in località Ariola, su uno sperone roccioso che scende a picco verso il torrente Platano, al confine con la Basilicata.
Passando sulla S.S. Basentana si vede su uno sperone a strapiombo sul vallone. Il borgo è di origine romana, noto fin dall’antichità come fundus Romanius, ossia fondo, terreno in questo caso, di proprietà della famiglia dei Romanius. L’antica cittadina pare basasse l’economia locale sulla coltivazione dell’ulivo. Terra di baroni, di marchesi, terra di feudatari e scenario di lotte con i briganti. Come quella di Antonio Di Leo, autore di un efferato crimine, il quale venne prima impiccato e poi tagliata la testa, per aver trucidato i figli del barone Torella.
Il terremoto ha distrutto gran parte del borgo
Come tutti i paesi fantasma anche Romagnano al Monte è stata vittima di non poche sciagure. Pestilenze, terremoti, brigantaggio e carestie, conferiscono al paese un aspetto dal fascino avvincente. «Ci sono all’interno di questo vecchio tessuto unità immobiliari che non esistono quasi più perché completamente cadute a seguito del sisma del 1980 – dice Antonio Lombardi. Saranno recuperate come spazi dedicati all’uso sociale mentre il borgo verrà recuperato e rivitalizzato. Ci sarà una percentuale di queste unità abitative che saranno messe a disposizione del contesto abitativo. La città nel frattempo si è trasferita nel nuovo borgo. Una parte di queste abitazioni invece saranno utilizzate per tutto il periodo di concessione da parte di alcuni operatori turistici».
La presenza di operatori turistici
Caratteristica di questa operazione sarà la contemporanea presenza di un operatore o più operatori turistici e persone che risiederanno stabilmente all’interno di queste unità abitative. Si diceva «una caratteristica di questa operazione è che il borgo non non vuole farsi un villaggio vacanza, né d’altronde ci si pone l’obiettivo di restituirlo unicamente agli abitanti del posto. Negli anni i borghi si sono spopolati al di là dell’evento sismico, la caratteristica di questa operazione è quella di fondere e fare sinergia».
«L’obiettivo è quello di consentire all’operatore turistico di risiedere stabilmente in quel borgo, L’operatore che rimane lì sia al tempo stesso presidio di queste unità abitative che accolgono il flusso turistico. Il turista avrà l’opportunità di non stare all’interno di qualcosa di costruito o ricostruito cioè non aderente al vero, al contrario, sarà all’interno di un vero borgo italiano recuperato».
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