Nel momento in cui il lavoro per molti sembra essere una chimera, si afferma il fenomeno sempre più dilagante delle dimissioni di massa. Negli Stati Uniti è stato già definito come “Great Resignation” ed è un movimento ormai consolidato in uscita dal mercato del lavoro che riguarda tutto il mondo. A gravare su questa scelta vi sono le ricadute della pandemia che hanno determinato degli squilibri sul piano sociale ancora tutti da capire.
I numeri delle dimissioni di massa
Stando a quanto riporta uno studio di settore, negli USA sarebbero 4,3 milioni le persone che si sono dimesse da lavoro, soltanto nell’agosto del 2021. Tra questi – così come riporta il Corriere della Sera – 900 mila lavoravano per ristoranti, bar e alberghi, 720 mila nel commercio, 534 mila nella sanità, 706 mila nei servizi professionali. Sono persone che hanno deciso di togliersi dal mondo del lavoro e di non rientrarci nella maggior parte dei casi. Il fenomeno interessa anche l’Europa continentale, sempre più caratterizzata dell’elevata disoccupazione e dall’assenza di lavoratori nei settori chiave. In Germania mancano almeno 80 mila autisti e per l’Agenzia tedesca del lavoro il Paese avrà bisogno di importare almeno 400mila lavoratori per colmare i vuoti nelle imprese.
Le motivazioni delle dimissioni di massa
Tra le più importanti cause che hanno portato tante persone ad uscire dal mondo del lavoro vi è il burnout. Una forma acuta di stress che fa perdere totalmente la capacità di gestire le situazioni in maniera lucida. I dipendenti, dopo la pandemia, sono risultati sempre più esasperati da condizioni di lavoro divenute troppo difficili: sanitari che hanno vissuto mesi da incubo negli ospedali, personale degli ospizi dove è dura andare avanti anche perché i colleghi che se ne sono andati per paura o stanchezza non sono stati sostituiti; personale di ristoranti e bar sotto stress già prima del Covid 19 perché precario, malpagato e costretto a lavorare spesso in ambienti poco sani. A tutto ciò si è aggiunto lo smart-working che in un certo senso ha privato il lavoratore anche della sfera più intima che prima riusciva a far dimenticare l’ambiente lavorativo.
Quale futuro per il lavoro?
Quello delle dimissioni di massa è un fenomeno congiunturale destinato a non durare molto. Infatti, alcuni lavoratori hanno potuto rinunciare ai lavori stagionali e a lavori precari, soltanto perché dopo il Covid si è aperta la stagione dei grandi sussidi. Gli stati hanno elargito aiuti per far fronte alla crisi economica che ha causato la pandemia. Ma quando la situazione rientrerà sarà sempre più difficile dimettersi. Questo fenomeno però può essere un buono spunto per interrogarsi sulla qualità del lavoro e dei rapporti lavorativi. Il mondo evolve e i macchinari diventano sempre più efficaci, ma l’uomo deve essere rimesso al centro della contrattazione, con dignità e rispetto.