Il Consiglio dell’Unione Europea ha dato il via libera al Salario Minimo Europeo (SME). Dopo l’ok della commissione anche l’assise che riunisce tutti i Ministri del Lavoro dei paesi membri ha espresso parere favorevole verso questo importante obiettivo. L’approvazione in Consiglio darà la possibilità di discutere del SME anche in europarlamento, per concludere l’approvazione di una direttiva da inoltrare agli Stati. La direttiva consiste nel fissare i “paletti” entro i quali i paesi membri devono muoversi per perseguire l’obiettivo.
Salario Minimo Europeo, in cosa consiste?
La norma in discussione pone le basi metodologiche per orientare gli Stati membri nell’affrontare la questione salariale. L’obiettivo è quello di evitare la pratica dei “contratti pirata” e promuovere una “contrattazione collettiva di qualità”. A maggior ragione dopo la fase concitata del Covid. Una volta fatto emergere il lavoro nero si potrà conteggiare il minimo del salario orario per ogni lavoro, commisurato sull’impiego di energie. Sotto questi standard non potranno andare i datori di lavori. Su questo aspetto, la direttiva Ue “riconosce opportunamente la specificità, le prerogative, i principi e i valori costituzionali degli Stati membri”.
La posizione dell’Italia sullo SME
Da tempo l’Italia, insieme ad altri paesi europei, stava sollecitando Bruxelles affinché potesse nascere un’iniziativa comunitaria per disciplinare questo aspetto. “L’introduzione del salario minimo dà una risposta forte a due fenomeni che caratterizzano il mercato del lavoro italiano” – ha spiegato il Ministro Andrea Orlando a margine del Consiglio Europeo del Lavoro – “il dumping salariale e la presenza di molti lavoratori poveri. L’avvio dei negoziati è una buona notizia per l’Europa ma anche per l’Italia. Si tratta di un passo importante nella direzione della costruzione di un’Europa sociale. L’Italia – ha concluso Orlando – è già intervenuta con un protocollo per contrastare il caporalato, che non riguarda purtroppo solo l’agricoltura ma anche settori tecnologicamente avanzati, ma questo non è sufficiente”.
Gli sviluppi attesi a giorni
Ora l’Unione Europea, prendendo spunto dal Salario Minimo Garantito, è chiamata ad intervenire anche sul tema dei rider, a lungo dibattuto in Italia. É attesa a giorni infatti la discussione di una nuova norma che potrebbe coinvolgere a breve anche il Parlamento Europeo. Nei prossimi giorni la Commissioni Europea presenterà un pacchetto di interventi che serviranno a far fronte alle difficili condizioni di lavoro e alla mancanza di tutele per coloro che consegnano beni a domicilio. Anche in questo campo la regia comunitaria potrebbe significare molto.