A meno che tu non abbia un’auto elettrica, in questo periodo avrai notato degli aumenti spropositati del costo del carburante. Ebbene è giusto che tu sappia che non tutti gli aumenti sono determinati dagli squilibri dovuti alla pandemia, una buona parte di essi infatti è dovuta alle accise sul carburante, delle noiosissime gabelle che stiamo pagando come debito storico determinatosi in seguito ad eventi drammatici e calamità naturali.
Ma cosa sono le accise sul carburante?
Le accise sul carburante sono giustificate dalle spese sostenute dagli enti pubblici per ridurre l’impatto ambientale degli stessi. Per “accisa” si intende una imposta sulla fabbricazione e vendita di prodotti di consumo applicata sulla quantità del prodotto, invece che sul suo prezzo (come invece avviene con l’IVA). Nella maggioranza dei paesi del mondo il prezzo dei carburanti è gravato da accisa, in particolare nei paesi non produttori. Il tema è ritornato in auge nell’ultimo periodo, quando si sono verificati degli importanti aumenti delle materie prime, tra cui anche sui carburanti. Gran parte della politica ha puntato il dito contro le storiche accise sul carburante, chiedendone l’abolizione.
Ma quali sono le accise che paghiamo tuttora?
Leggendo l’elenco delle accise sul carburante che paghiamo tuttora risulta sorprendente notare come alcune imposte risalgano veramente a tanti decenni fa. In questo senso è lecito domandarsi se sia giusto che gli automobilisti di oggi debbano pagare un decremento per dei fatti accaduti nel passato remoto, a maggior ragione considerando che alcune di queste siano determinate da crisi di governo e cattiva gestione delle casse pubbliche. Ma andiamo a vedere quali sono le accise sul carburante.
- 14 lire (0,00723 euro) per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
- dieci lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
- 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966;
- dieci lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
- 99 lire (0,0511 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
- 75 lire (0,0387 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980;
- 205 lire (0,106 euro) per il finanziamento della missione ONU durante la guerra del Libano del 1982;
- 22 lire (0,0114 euro) per il finanziamento della missione ONU durante la guerra in Bosnia del 1995;
- 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
- 0,005 euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
- 0,0051 euro per far fronte al terremoto dell’Aquila del 2009;
- da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
- 0,04 euro per far fronte all’arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
- 0,0089 euro per far fronte all’alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011;
- 0,082 euro (0,113 sul diesel) per il decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011;
- 0,024 euro per far fronte ai terremoti dell’Emilia del 2012;
- 0,005 euro per il finanziamento del “Bonus gestori” e la riduzione delle tasse ai terremotati dell’Abruzzo;
- 0,0024 euro per il finanziamento di alcune spese del decreto Fare “Nuova Sabatini” (dal 1º marzo al 31 dicembre 2014).
E’ giusto pagare per la cattiva gestione del passato?
Al netto di ciò però i prezzi del carburante, anche con gli sproporzionati aumenti dell’ultimo periodo, sono in linea con i prezzi degli altri paesi europei. Infatti, in questo periodo sul web circolano delle immagini che paragonano i prezzi alla colonnina tra Italia ed Austria, mostrando una differenza sostanziale. Niente di più falso! Vi consigliamo sempre di leggere dei siti attendibili e reperire le informazioni da qui. In rete girano tante bufale che vanno ulteriormente ad agitare un clima già molto caldo. Ma di accise sul carburante se ne continuerà a parlare e non è detto che, in futuro, non se ne possano aggiungere delle altre, ora che andiamo incontro alla transizione ecologica.