La crisi delle materie prime e il caro-energia stanno avendo ripercussioni dirette sui prezzi al dettaglio dei prodotti alimentari, con una moltitudine di rincari che in questi giorni si stanno registrando nei banchi di mercato, supermercati e negozi alimentari. A denunciarlo l’associazione dei consumatori Consumerismo No Profit, che fornisce oggi una prima stima degli incrementi dei listini al dettaglio.
In base ai dati raccolti e alle denunce delle organizzazioni di settore, frutta e verdura sono i generi alimentari che stanno subendo i rincari più pesanti – spiega Consumerismo – I maggiori costi della logistica, tra caro-energia e carburanti alle stelle, unitamente a problemi meteorologici, hanno prodotto aumenti dei listini che raggiungono il +70% per le banane, +60% per i funghi, +35% per le patate, +25% pere e zucche.
“Le conseguenze dell’impazzimento del clima si fanno sentire, la prolungata siccità ha devastato le produzioni ortofrutticole la scorsa estate e continua a far sentire oggi i suoi effetti. L’andamento anomalo del meteo incide sia sui prezzi dei derivati dei cereali come pasta, pane, farine ma anche indirettamente sul prezzo delle carni, perché se i cereali destinati all’allevamento sono meno disponibili anche il prezzo delle carni sarà condizionato. L’economia odierna vive di strette relazioni che influenzano settori produttivi apparentemente lontani” – spiega il presidente di Consumerismo, Luigi Gabriele.
Sui mercati ortofrutticoli all’ingrosso, inoltre, si registrano sensibili rialzi su base annua per carote (fino al +25% su Roma), cachi (+68% Torino), cavoli (+20% Roma), cicoria (+43% Bologna), castagne (+22% Roma). Le tensioni nel settore delle materie prime, a partire dalle farine, hanno determinato poi incrementi del +10% nel prezzo del pane nelle principali città italiane e sino al 30% sulla pasta, mentre rincari medi del +5% si registrano per latte e carne. A rischio rincari anche vini e bevande, a causa dei maggiori costi di imbottigliamento legati agli incrementi di vetro, carta, legno, mentre la pausa caffè potrebbe diventare un salasso: il costo della tazzina al bar potrebbe presto raggiungere quota 1,50 euro, a causa dei maggiori costi in capo agli esercenti e dei rincari delle miscele il cui prezzo è cresciuto del 20% da inizio anno.
“Una ondata di rincari che avrà effetti sull’inflazione e impoverirà le tasche delle famiglie – in particolare quelle meno abbienti – trattandosi di beni primari di cui i consumatori non possono fare a meno – afferma il presidente Luigi Gabriele – Ma le conseguenze saranno negative per l’intera economia, perché le famiglie reagiranno ai rincari e alla perdita del potere d’acquisto riducendo i consumi con effetti pesanti sulla ripresa economica del paese”.
AUMENTI PREZZI AL DETTAGLIO
Banane: +70%
Funghi: +60%
Patate: +35%
Pere: +25%
Zucche: +25%
Pane: +10%
Pasta: + 30%
Carne: +5%
Latte: +5%
Comunicato Stampa