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Il tema del salario minimo garantito è tornato improvvisamente in auge nel dibattito politico italiano. Si tratta di una quantificazione minima del compenso orario che spetterebbe per legge ai lavoratori assunti con le tutele di un contratto nazionale e si tratta di una misura che da tempo si discute in Italia senza che possa concretizzarsi in qualche modo.

La provocazione è stata lanciata dal segretario della CGIL Maurizio Landini che ha sottolineato l’importanza del provvedimento in un momento in cui le tutele sul lavoro stanno drammaticamente diminuendo. Soltanto che un’eventuale legge sul tema dovrebbe collimare con altre misure attualmente in vigore. Ad esempio il Reddito di Cittadinanza. Infatti è facile capire che la quantificazione del SMG dovrà certamente ammontare ad una quota superiore alla mensilità della misura di sostegno, per incentivare al lavoro e alla ricerca attiva.

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Un’altra questione riguarda i lavoratori senza tutele. Infatti l’auspicata legge del salario minimo andrebbe a riguardare soltanto coloro che sottoscrivono un contratto e non coloro che lavorano senza tutele. Un vero e proprio problema perché la misura sarebbe proprio motivata dalla volontà di ridare dignità a tutti i lavoratori. In ultimo si discute la quantificazione del valore di un’ora lavorata che in Italia dovrebbe coincidere con € 10,50, mentre in altri paesi europei si raggiunge anche € 12. Nei paesi dell’est Europa ci sono anche quantificazioni da € 1,20 all’ora che però vengono ‘pesate’ sul costo della vita, nonostante la stessa moneta. Nei prossimi mesi vedremo se si è trattato soltanto di una provocazione o di qualcosa di concreto.

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