Le ferrovie turistiche in Italia diventano giorno dopo giorno una vera occasione per promuovere i territori e far girare economie importanti. Dopo il battesimo della rockstar Madonna su un treno turistico in Puglia abbiamo chiesto al responsabile di In-loco-motivi, Pietro Mitrione il perché di questo flusso che sembra essere sempre più dinamico e capace di catalizzare grandi fette del mercato turistico.
“In premessa…… Io amo il treno. – spiega Mitrione – Perché? Perché amo la lentezza che è la condizione di poter viaggiare in modo da godere il paesaggio. Tale esigenza è ancor più evidente alla luce degli accadimenti pandemici che stiamo vivendo. La condizione di emergenza che il mondo intero si è trovato a fronteggiare a causa della diffusione del virus COVID-19 ci ha messo di fronte alla necessità di operare velocemente dei cambiamenti nelle nostre vite quotidiane e all’intera struttura organizzativa ed economica del Paese. Dopo una prima fase di sospensione quasi totale delle attività, durata circa parecchi mesi, siamo oggi in una fase di lenta e speranzosa riapertura che cerca di fronteggiare la convivenza con il virus ancora in circolazione provando a non alimentare lo scoppio di alcun focolaio attraverso l’uso di dispositivi di protezione personali e di distanze fisiche di sicurezza.
Durante questo stesso periodo terribile se si pensa all’enorme numero di vittime e al dolore di migliaia di famiglie che hanno perso i propri cari senza poter dare loro conforto né l’ultimo saluto, c’è stato però modo di riflettere su cosa abbia agevolato la proliferazione, la diffusione del virus: l’affollamento, l’assembramento diciamo ora, di persone nelle città metropolitane dove la vita è scandita dal ritmo serrato del metrò, dei mezzi pubblici e delle macchine che affogano i centri e dal correre incessante delle persone verso posti di lavoro e da qui velocemente a casa per godere di pochi momenti di tranquillità.
Le nostre bellissime città sono improvvisamente diventate silenziose, vuote e questo ha fatto riflettere se fosse davvero necessario tornare esattamente alla condizione pre-COVID19 o se non fosse possibile un’alternativa. Le proposte arrivate da più parti durante questa precaria situazione sanitaria si sono soffermate molto su ritorno ai borghi dell’Italia interna dove, al contrario delle grandi città, d’arte e commerciali, il distanziamento sembra essere più facilmente realizzabile. Questo è banalmente vero se si pensa che quei posti non riuscendo a fornire aspettative di vita idonee si sono col tempo spopolati. Se il progetto è di tornare a popolarli in maniera stabile o per periodi brevi durante le vacanze, questo potrebbe servire a decongestionare le grandi città e a spalmare la popolazione sul territorio esteso delle province, ma un buon progetto, senza dubbio, chiede a questi luoghi di rispondere in maniera adeguata con quei servizi che le persone oggi trovano in città. I servizi che si chiedono a questi luoghi, ai quali le città metropolitane, i capoluoghi di regione e di provincia danno risposta, sono sostanzialmente riconducibili alla capacità di “connessione” materiale e immateriale e alla capacità di accoglienza strutturata, oltre alla necessità di costruire o rafforzare presidi medici territoriali che facciano fronte ad emergenze eventuali o a necessità usuali.
L’idea del ritorno ai borghi, dei borghi come “nuova” meta di un turismo di prossimità per gli anni a venire o come luogo per una vita “decompressa”, più “bucolica” e “da remoto” è affascinante e ci trova certamente d’accordo ma sappiamo che in gran parte dell’Italia del Sud presentava e presenta ancora oggi diversi ostacoli alla realizzazione di questo stimolante progetto. In questi giorni, stranamente ma fino ad un certo punto, la venuta in Italia della famosa cantante di origine italiana. Madonna, è parsa la palese testimonianza di queste considerazioni. Madonna, riconosce FS News – “è divenuta così “l’ambasciatrice di un turismo “slow” e di una “mobilità dolce”, sostenibile, che accompagna lo scorrere lento dal finestrino di paesaggi mozzafiato, tra i territori più caratteristici del Belpaese percorsi da treni e locomotive sbuffanti capaci di far sognare grandi e piccoli tanto ieri, quanto, se non di più, oggi”. Una grandissima operazione di marketing a costo zero che giova a tutto il movimento che da anni lotta per l’affermarsi del turismo ferroviario legato al recupero di tante linee ferroviarie abbandonate troppo frettolosamente negli anni passati. Da tale operazione si possono aspettare ricadute importanti per tutto il turismo in generale e forti richieste di treni storici anche in altre regioni. Da qui discende la necessità di trovare una alternativa valida che possa anche consentire il rispetto delle prescrizioni di sicurezza che il distanziamento fisico, per ora, richiede al fine di minimizzare il contagio da COVID-19.
Dunque, bisogna investire in trasporti su ferro per rendere competitiva e complementare all’uso della gomma, investendo in progetti di servizi sia commerciali che turistici sulle tratte recuperate dall’abbandono avvenuto colpevolmente nel recente passato ed in particolare negli anni 60 del secolo scorso allorquando la politica del “ tutto gomma” divenne la base per abbandonare il trasporto collettivo verso quello privato. Furono gli anni in cui si diffusero migliaia di veicoli a motore, che spinsero a costruire sempre più strade a scapito delle ferrovie che dopo aver contribuito alla rinascita dell’Italia nell’immediato dopoguerra, si avviarono verso un lento ma continuo declino. Di questa politica il Mezzogiorno ne sconta ancora i ritardi. Bisogna investire in trasporti su ferro e rendere le tante linee “minori” competitive e complementari all’uso della gomma, investendo in progetto di servizi sia commerciali che turistici. Il ministero delle infrastrutture ha a disposizione circa 61 miliardi” del Recovery fund e del fondo complementare destinati alle ferrovie con un particolare interesse a: treni regionali, elettrificazione, soprattutto nel Sud. In questo contesto occorre prevedere appositi investimenti in progetti innovativi sull’uso di treni ad energia alternativa che permetterebbero l’utilizzo sostenibile di tratte non elettrificate, valutando la convenienza dell’uso di mezzi ad energia pulita rispetto ai massicci progetti di elettrificazione. La sperimentazione di un mezzo ad energia alternativa consentirebbe anche al territorio intero di acquisire un’attrattività non solo turistica, come d’altronde è avvenuto in altri territori europei come Germania, Olanda e anche alcune tratte secondarie italiane.
La maggior parte dei territori dove si trovano i cosiddetti “rami secchi” non riesce in una competitività con le città metropolitane perché mancano di un’infrastruttura di banda larga che potrebbe consentire ai borghi di essere una valida alternativa residenziale alla città, laddove il trasporto consentisse lo spostamento facilitato e la connessione internet la possibilità del lavoro agile. Allo stesso modo la banda larga consentirebbe anche ai servizi di ricettività turistica di essere all’avanguardia, di poter offrire un servizio in più ma anche facilità di prenotazione, e ancora prima di comunicazione e promozione. Costruire un’infrastruttura materiale e immateriale per questi luoghi significa diminuire il divario fisico e digitale oggi esistente e offrirli come alternativa alle metropoli e vuol dire ravvivare l’economia stessa di questi centri, dove gli abitanti necessiterebbero dei quotidiani servizi che vanno dalla salumeria, alla posta, all’edicola ma anche al medico e alla farmacia. Dare infrastrutture a questi borghi significa renderli presidio e ridare salute al tessuto interno che piano piano riprenderà a sviluppare tutti i settori economici.
Queste linee “povere”, che un tempo fecero grande la nostra Nazione, costituiscono uno straordinario patrimonio che va sviluppato conservato e reso fruibile alla popolazione. Il processo avviato per il recupero delle ferrovie storiche rende questo segmento turistico foriero di conoscenze paesaggistiche e culturali. Fondamentale è prevedere investimenti annuali regionali non stornabili, rientranti nei contratti di servizio con Trenitalia e Fondazione FS sui treni dedicati al turismo dei borghi e al turismo di prossimità. Questi concetti trovano disciplina nell’art. 9 della Costituzione Italiana che espressamente attesta “la promozione della cultura e della ricerca, la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione” . Da questo riconoscimento costituzionale nasce la legge 128 del 2017 che ha come finalità “la salvaguardia e la valorizzazione delle tratte ferroviarie di particolare pregio culturale, paesaggistico e turistico, che comprendono i tracciati ferroviari, le stazioni e le relative opere d’arte e pertinenze, e dei mezzi rotabili storici e turistici abilitati a percorrerle, nonché la disciplina dell’utilizzo dei ferrocicli.”
La stessa legge prevede, inoltre, la individuazione di 18 linee dismesse o sospese, caratterizzate da particolare pregio culturale, paesaggistico e turistico. La previsione nel Recovery Plani di oltre 400 milioni di euro per percorsi, treni storici, cammini e itinerari storici e culturali è la consacrazione di questa opportunita di sviluppo turistico/culturale. Proprio dalla visita della star Madonna il ministro Franceschini ha dichiarato che “L’obiettivo è offrire la possibilità di viaggiare lungo linee storiche per visitare i luoghi più affascinanti e suggestivi, e far conoscere non solo i tesori delle grandi città d’arte ma anche la bellezza di un’Italia meno conosciuta ma non per questo meno ricca di tradizioni, saperi e sapori. Il progetto si sposa con la fitta rete di cammini presenti in Italia e con il rilancio dei Borghi. Il fischio del treno che risuona nel silenzio, il fascino della strada ferrata, delle gallerie, dei panorami, continueranno ad accompagnarci, a unire memoria e futuro.”
Il ritorno di immagine positiva che scaturisce dal viaggio in treno della famosa artista italo/americana può fare da traino alle tante iniziative che si svolgono in tutta Italia sotto l’egida di Fondazione Fs. Una scelta che serve a valorizzare la funzione storico e turistica di questo immenso patrimonio ferroviario italiano. Togliere una ferrovia significa togliere storia, sentimenti, piccole economie, speranze per tutte le aree emarginate d’Italia. Chi lo fa pensa solo di togliere qualche traversina marcia e stop. Non è così, toglie anche una fetta di paesaggio, perché il treno sta nel nostro paesaggio, dal finestrino lo si osserva, lo si misura e lo si apprezza. Se questo è il futuro, e i segni si vedono ormai chiari, dobbiamo reagire. Dobbiamo fare in modo che tutto il patrimonio ferroviario dismesso diventi patrimonio della collettività, come è sempre stato….” conclude Pietro Mitrione.