Le meraviglie delle città del sud Italia ‘recapitate’ a casa degli spettatori, come se fosse una vera e propria consegna delivery, modalità tanto in voga nei tempi di pandemia. Alessio Giannone, in arte Pinuccio, volto noto di Striscia La Notizia, durante il periodo più duro del lockdown ha inventato un format di intrattenimento e divulgazione che ha avuto proprio l’obiettivo di trasportare – quanto meno con la fantasia – i suoi followers tra le bellezze architettoniche delle città note e meno note del meridione. Basta ascoltare un podcast o guardare un video di “Turismo d’Asporto” per essere catapultati in posti incantati della Puglia, della Calabria o di altre Regioni, accompagnati dalla simpatica narrazione di Pinuccio e dell’immancabile Sabino. Abbiamo chiesto proprio all’inventore di questo nuovo strumento di divulgazione, tanto apprezzato sui social network, di spiegarci il senso e le prospettive del progetto.
Come nasce il progetto di “Turismo d’asporto” e quali prospettive ha in questo periodo di ripartenze e di riaperture?
Il progetto nasce durante la pandemia. Ad un certo punto abbiamo capito quanto fosse importante far vedere e sentire quei luoghi che le persone avrebbero voluto visitare ma non potevano farlo in quel momento. Per lavoro ho girato per tanti posti bellissimi e in queste occasioni abbiamo fatto anche parecchie riprese che poi abbiamo utilizzato in questo format. Adesso per fortuna la vita sembra riprendere, assieme al turismo, quindi ‘Turismo d’asporto’ cambia pelle e si prefigge l’obiettivo di far scoprire al turismo di massa dei luoghi meno noti che rimangono spesso in secondo piano, ma che hanno tanto da offrire.
Sono tante le città del sud Italia raccontate nei podcast e nei video di Turismo D’Asporto, con l’inseparabile ironia del fido Sabino. Ma c’è una città su tutte che ti ha colpito? O una particolarità da raccontare?
Impossibile dire una città su tutte. Sono tutte belle e metterle in competizione tra loro non sarebbe giusto. Però con il lavoro che abbiamo fatto abbiamo conosciuto tante leggende che rimangono sconosciute ai più. Perché i luoghi con i loro monumenti caratteristici li conosciamo tutti, quello che non conosciamo sono le storie che si sono verificate in quei luoghi. Come ad esempio nel Castello di Monte Sant’Angelo, in Puglia, dove abbiamo scoperto che si tenevano delle feste piuttosto particolari… Credo che, al giorno d’oggi, siano queste curiosità ad attirare i turisti, quelli attenti, al di là dei concetti mainstream che già conoscono tutti e che diventano dei luoghi comuni nella promozione turistica istituzionale degli Enti.
A proposito di promozione istituzionale. Le città italiane, soprattutto quelle del sud Italia, spesso non sanno ancora raccontarsi e promuoversi bene, spesso attingono a dei luoghi comuni che non vengono apprezzati all’estero. Che cosa servirebbe per fare un salto di qualità?
Per fare il salto di qualità bisognerebbe capire che il turismo è cambiato. Bisogna prendere coscienza che il turismo di massa stia distruggendo le città. Le famose “experience” che vengono tanto pubblicizzate dalle Regioni in realtà non esistono. E così si attira sempre un turismo superficiale che, in un certo senso, è irrispettoso del territorio. Ci vorrebbe un turismo culturale che non vuol dire necessariamente attirare persone colte, piuttosto far capire alle persone che cos’è davvero il nostro territorio, con le sue eccellenze, ma anche i suoi limiti e le sue regole da rispettare. Se tu vuoi una piscina di fronte al mare devo spiegarti perché non posso offrirti questo servizio, perché c’è un territorio unico da conservare e da rispettare.
E poi ci sono anche dei luoghi che sono rimasti un po’ fuori dalla narrazione collettiva ma che comunque risultano attrattivi dal punto di vista turistico. Avete visitato alcuni di questi luoghi? Cosa c’è da mettere in evidenza?
Abbiamo dei luoghi bellissimi che sono totalmente trascurati dalle politiche promozionali istituzionali. A partire dalla Puglia, ma in tutte le regioni d’Italia, in realtà. Ho visitato questi posti sia per le puntate di “Turismo D’Asporto” ma anche perché sono un grande appassionato di località sottovalutate. Ricordo che quando abbiamo visitato gli scavi archeologici di Canosa, in Puglia, non siamo riusciti a trovare un B&B nei paraggi, certo non ci aspettavamo di trovare la stessa ricettività che per esempio hanno dei luoghi come Polignano o Matera, ma senza dubbio questo fatto mi ha lasciato perplesso. Per questo tipo di territori ci vuole uno sforzo maggiore che vuol dire in termini pratici educare il turista che viene in Italia a scoprire tutto – non solo Venezia, piuttosto che Roma o Milano – ma ad esempio scoprire le grandi bellezze dimenticate che ci sono lungo la dorsale appenninica.
Dopo il successo in video “Turismo d’Asporto” è diventato anche un podcast, un format molto in voga in questo periodo, nonostante l’immagine sia ancora del tutto preponderante. Ecco, quanto è difficile raccontare le bellezze dei luoghi soltanto attraverso le parole?
Durante un podcast puoi riprodurre dei suoni e la nostra Italia, essendo immersa nella natura e bagnata quasi tutta dal mare, detiene tantissimi suoni caratteristici. Basterebbe rimanere in silenzio per sentire le cicale, il soffio del vento, le onde che si infrangono sugli scogli; tante espressioni sonore che spesso ci sfuggono ma che hanno un valore inestimabile perché influiscono sulla creazione di una certa atmosfera. È un altro tipo di comunicazione e, posso dire, un tipo di comunicazione che arriva ad un turista che è quel prototipo di turista che a me piace.
Quale sarà il seguito di questo progetto?
Lasceremo il tempo alla gente – adesso che si può – di visitare i posti di persona. Poi a settembre torneremo con un focus specifico sui parchi naturali, in modo particolare quelli meno conosciuti, che sono veramente un patrimonio del nostro paese e che serbano tantissime sorprese. Ci sono molti parchi che andrebbero valorizzati per quello che sono al loro interno e per le tante esperienze che possono offrire.
L’obiettivo è quello di spodestare Alberto Angela?
Non mi permetterei mai. È un gigante.
A cura di Francesco Gasbarro