C’è grande attesa per la realizzazione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che da noi, in Italia, concretizza sforzi congiunti anche derivanti dal Recover Fund europeo. Lo stesso Capo del Governo, Mario Draghi, ha puntualizzato alle Camere che “Sbaglieremmo tutti a pensare che il PNRR sia solo un insieme di progetti, di numeri, obiettivi, scadenze. Nell’insieme dei programmi c’è anche e soprattutto il destino del Paese”. E se tanto non basta ad aumentare la curiosità e l’aspettativa, guardando le cifre in ballo si sgranano gli occhi per l’impatto che questo ardimentoso programma potrà avere.
Stiamo parlando di 236 miliardi di Euro complessivi di cui 191,5 derivanti del Recovery and Resilience Facility europeo, 31 dal Fondo complementare e 13,5 dal programma React-Eu. Della prima cifra è bene tenere presente che solo 68,9 miliardi di Euro sono concessi nella forma di sovvenzioni, mentre la restante parte corrisponde a prestiti.
Il programma è molto articolato e illustra bene le direttrici su cui il Governo punta per lo sviluppo del Paese. Si tratta di sei pilastri così organizzati:
1.Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;
2.Rivoluzione verde e transizione ecologica;
3.Infrastrutture per una mobilità sostenibile;
4.Istruzione e ricerca;
5.Inclusione e sociale;
6.Salute.
Il primo tra questi punta chiaramente sulla digitalizzazione e innovazione. La precisazione è d’obbligo perché, per la verità, anche negli altri pilastri si ritrovano tantissimi riferimenti alla rivoluzione digitale e alle nuove tecnologie, viste sempre più come strumento per l’innovazione e non come tema a se stante.
Focalizzando ora però il primo pilastro, questo è a sua volta diviso in tre sottoprogrammi:
1. Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pubblica Amministrazione; Immancabile il programma per l’aggiornamento della Pubblica Amministrazione in ottica digitale, essendo stato specificatamente richiesto e sottolineato dall’Europa, punta a realizzare infrastrutture e servizi digitali al servizio dei cittadini e a semplificare le procedure esistenti. Grande attenzione è posta anche per il reclutamento e l’aggiornamento delle competenze.
2. Digitalizzazione, innovazione e capacità di comunicazione del sistema di produzione; Gli obiettivi che intende perseguire il secondo sottoprogramma sono relativi alla transizione digitale e all’innovazione del sistema produttivo in ottica 4.0, agevolando la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione, alla creazione di una infrastruttura di comunicazione d’avanguardia tecnologica e alla promozione delle filiere di produzione innovative e del Made in Italy. Continuano quindi ad essere supportati tutti i piani di transizione digitale 4.0 esistenti con nuovi fondi per le PMI. Saranno centrali gli investimenti per lo sviluppo della rete in fibra ottica e mobile cellulare di quinta generazione che, unitamente alla rete di comunicazione satellitare nell’ambito dell’economia spaziale, sono al centro del contributo del Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione.
3. Turismo e cultura. L’ultimo sottoprogramma relativo al Turismo e alla Cultura colpisce certamente per la sua collocazione in questo pilastro. Volendo cogliere positivamente il segnale, si può pensare ad un rinnovato interesse e ad una promettente scommessa su uno dei nostri asset nazionali più importanti, quello dei beni culturali e della rete turistica. Un’altra chiave di lettura è quella di una direzione, chiara e incontrovertibile, di innovazione in questi difficili settori proprio in ottica digitale. Compaiono così tra gli obiettivi del sottoprogramma quelli della rigenerazione culturale e del turismo sostenibile che sempre più negli ultimi anni hanno identificato negli strumenti tecnologici digitali validi e preziosi alleati. Come si diceva però i riferimenti al digitale sono molto presenti anche negli altri pilastri, forse con meno forza direttiva ma con altrettanta valorizzazione dell’opportunità offerta. Così nella rivoluzione energetica si fa riferimento all’efficienza energetica e alla mobilità sostenibile, nell’istruzione e nella ricerca si focalizza su nuovi poli e competenze per una società digitale e nella sanità si parla a chiare lettere di telemedicina e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale.
Questi riferimenti sono preziosi per comprendere la forte integrazione del piano complessivo e su come le varie linee di intervento potranno trovare intersezioni e consolidarsi a vicenda. Con la speranza di superare l’emergenza sanitaria e la crisi economica, le opportunità per le aziende e i professionisti ICT sembrano essere davvero importanti ma anche tutti gli altri settori potranno certamente beneficiare di questo ingente piano di investimenti. Resta fermo il dibattito ancora aperto sulla linea che prenderà il Governo ovvero quella delle centralità delle persone e delle competenze come vero motore della ripartenza, anche per agevolare la rioccupazione di una fetta importante della popolazione, e non di meno la valutazione degli impatti e dei ritorni di ciascuno degli investimenti che verrà fatto. Queste le speranze di chi scrive e certamente anche di coloro che hanno esperienze, dirette o indirette, di programmi così ambiziosi.
A cura di Vincenzo F. Zeffiri