É la sfida decisiva del Next Generation EU, il primo quesito del “ce lo chiede l’Europa”. L’ambiente e la cosiddetta transizione ecologica sono la voce più corposa del piano ‘monstre’ del Recovery Fund, da attuare in Italia attraverso la programmazione del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR). Basti pensare che dei 209 miliardi che l’Italia potrà impiegare (tra finanziamenti a fondo perduto e prestiti agevolati), ben 63,9 saranno destinati alla voce che riguarda la “rivoluzione verde”. Anche gli altri capitoli, individuati all’interno di 6 missioni specifiche, sono tutti a vario titolo interconnessi con l’obiettivo di consegnare alle generazioni future un’Europa che sia più attenta alla salvaguardia del Pianeta. Tra i propositi “green” fissati a livello comunitario, due sono quelli che riguardano il futuro prossimo: la riduzione delle emissioni di gas serra dell’UE di almeno il 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990 e la neutralità ambientale da conseguire entro il 2050. Ce la farà l’Italia che ha sempre sottovalutato questi temi? Lo abbiamo chiesto all’europarlamentare del M5S, Mario Furore, che in questi mesi ha seguito tutta la fase della trattativa per la strutturazione del Recovery anche dai tavoli dalle commissioni “bilancio” e “trasporti” di cui fa parte. Con l’europarlamentare foggiano abbiamo provato a capire quali siano gli indirizzi che l’Europa sta cercando di attuare per costruire un “nuovo” vecchio continente, in una fase storica che inevitabilmente sarà di ricostruzione post-pandemica. Segue l’intervista.
1) COME DOVREBBERO ESSERE IMPIEGATE LE RISORSE PER L’AMBIENTE, AL FINE DI OTTENERE DELLE RICADUTE POSITIVE SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE?
1) Questa volta la programmazione nazionale non può correre il rischio di risultare superficiale. Devo dire che l’Europa ha fatto tutti gli sforzi possibili per venire incontro alle esigenze dei paesi membri ed in particolar modo dell’Italia. In ragione di ciò è necessaria una maggiore oculatezza negli investimenti, anche perché l’Europa fissa dei parametri stringenti per gli interventi sull’ambiente. Infatti, tutte riforme dei paesi membri dovranno rispettare il principio del “non arrecare un danno significativo” contro l’ambiente, “do no significant harm” (abbreviato DNSH nel linguaggio tecnico-giuridico delle norme Ue). Con questo criterio sarà possibile attuare soltanto delle azioni che portino reale beneficio dal punto di vista della sostenibilità, evitando di cadere negli errori del passato. La grande sfida riguarderà il tema dell’idrogeno e tutte le infrastrutture che possano consentire lo sviluppo di questa tecnologia, visto che su altri settori (come eolico e fotovoltaico) qualcosa si è già mosso negli scorsi anni. L’Europa ha posto in essere anche dei meccanismi di controllo della spesa, affinché le scelte fatte dagli Stati Membri rispettino gli obiettivi individuati.
2) IL TEMA DELL’ENERGIA RINNOVABILE E’ CENTRALE QUANDO SI PARLA DI AMBIENTE. LEI NON PENSA CHE L’ITALIA (E IN PARTICOLAR MODO IL MERIDIONE) ABBIA GIA’ PAGATO DAZIO IN TAL SENSO, CON TUTTE LE PROBLEMATICHE CHE HA RISCONTRATO IN PASSATO?
2) L’energia rinnovabile non è più una scelta, ma una necessità. Nonostante questo, però, credo che alcuni territori abbiano già subito una vera e propria mutazione a causa dell’abuso di installazioni eoliche e fotovoltaiche. Io ripeto spesso un motto che riassume il mio modo di pensare: “Sì all’energia alternativa, no alle alternative all’ambiente”. Quando si fa una scelta “green” non si può non pensare a tutto un corollario di scelte che non hanno nulla a che vedere con la salvaguardia del territorio. Per questi motivi i fondi del Recovery Plan vanno pensati anche in un’ottica di riqualificazione ed efficientamento degli impianti preesistenti o alla rimozione, laddove sia necessario. Ma sempre con un certo equilibrio e non alterando la natura. In Puglia, soprattutto in provincia di Foggia, si è andati oltre il consentito. Per l’eolico il Recovery punta forte sull’off shore, ma credo che questa sarà una scelta soprattutto per i paesi che si affacciano sull’Atlantico, non per l’Italia che nel Mediterraneo coltiva le sue ricchezze e la sua biodiversità. Mi auguro una stagione dell’energia “consapevole”, quello che purtroppo non è avvenuto negli anni passati.
3) É COLLEGATO ALL’AMBIENTE ANCHE IL TEMA DEI TRASPORTI, DI CUI LEI SI OCCUPA NELLA SPECIFICA COMMISSIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO. QUALI SONO LE NOVITA’?
3) Nell’ambito dell’European Climate Law, approvato di recente dalla Commissione Europea, sono stati stabiliti dei rigidi parametri a riguardo delle emissioni. E’ chiaro che per onorare questi impegni si dovrà intervenire sul tema dei trasporti e della mobilità, con un forte impulso per le soluzioni innovative. Poi è necessario che l’Europa si occupi di fornire di infrastrutture adeguate quelle aree che ne sono ancora sprovviste. Stiamo proponendo di ampliare le Reti Transeuropee dei Trasporti (TEN-T) per includere il Meridione d’Italia sulla tratta Baltico-Adriatica, in modo da incentivare lo spostamento delle merci e dei turisti, sull’alta velocità.
4) NEI PROSSIMI MESI IN ITALIA ARRIVERANNO GRANDI SOMME DI DENARO, PER VINCERE LE SFIDE DELL’AMBIENTE. E’ PREOCCUPATO A RIGUARDO DELLA CAPACITA’ DI SPESA DEL NOSTRO PAESE?
4) In passato l’Italia ha dimostrato molte volte di non essere capace di investire le somme dell’Unione Europea. In ultimo l’esempio della Puglia a riguardo dei fondi strutturali per l’agricoltura. É un vero e proprio paradosso, considerando quanto siano utili questi finanziamenti. Con il Recovery Plan, il piano economico più importante di sempre, non è nemmeno immaginabile un’eventualità di questo tipo. Noi europarlamentari vigileremo attentamente sull’operato dei singoli Stati. Adesso tocca alle autorità nazionali fare la loro parte. L’Europa, dal canto suo, porrà in essere dei meccanismi sanzionatori per i Paesi inadempienti, così come ha più volte fatto con l’Italia a riguardo delle annose problematiche riguardanti il ciclo dei rifiuti. Ma adesso, anche in virtù della pandemia e dei cambiamenti climatici incalzanti, non si può più sbagliare.
A cura di Francesco Gasbarro